La vicenda riguarda la soppressione, nella pianta organica del distretto messinese, di due magistrati.
Hanno chiesto a gran voce l’annullamento del decreto con il quale il Ministero di Giustizia ha ridisegnato la pianta organica del distretto giudiziario di Messina e non si fermeranno di certo adesso i membri del Consiglio dell’Ordine di Messina che, attraverso le parole del presidente Vincenzo Ciraolo, hanno annunciato il ricorso al TAR.
Il ricorso, predisposto dall’avvocato Antonio Saitta, parla di “Errore materiale. Eccesso di potere sotto il profilo della contraddittorietà tra motivazione e dispositivo. Eccesso di potere sotto il diverso profilo della illogicità e della mancanza di presupposti”.
La vicenda riguarda la soppressione, nella pianta organica del distretto messinese, di due magistrati. “Nella migliore delle ipotesi – ha affermato il professore ordinario di diritto costituzionale – la soppressione è frutto di un mero errore materiale, nella peggiore si tratta di un provvedimento abnorme e ingiustificato alla luce dei fondamentali parametri giuridici di rango costituzionale e internazionale ma, prima ancora, in palese contrasto con i parametri logici che devono sempre giustificare l’azione amministrativa soprattutto quando in campo ci sono diritti di rango costituzionale”.
Come sostenuto nel ricorso, il Ministero ha predisposto la riduzione di un magistrato con funzione giudicante e di un magistrato con funzione requirente, nonostante nel decreto avesse premesso che le integrazioni richieste dal parere dovevano essere accolte.
“Un errore materiale o una scelta precisa?”, si domandano i membri dell’Ordine degli avvocati. “Qualora non fosse un errore materiale – ha continuato Saitta – il Ministero sarebbe ancor più deprecabile in quanto ha posto come ragione della sua azione, come si legge nella relazione al decreto, ‘la necessità di dare adeguata risposta alla domanda di giustizia delle aree territoriali cui corrispondono i tessuti produttivi più forti del Paese’, ovvero una motivazione politica inaccettabile perché in contrasto con il principio di uguaglianza e con il diritto alla difesa che devono essere garantiti a tutti i cittadini allo stesso modo in qualunque parte del Paese risiedano”.
Nelle 29 pagine dell’articolato ricorso viene inoltre evidenziato come il Ministero, nel ridisegnare la pianta organica del Distretto di Messina, abbia tralasciato alcuni parametri fondamentali come, ad esempio, le pendenze in corso o l’appesantimento del carico di lavoro determinato sul tribunale di Messina dai flussi migratori e, d’altro canto, ne abbia valutato altri “in modo non conducente”.
Vengono indicati, inoltre, una serie di atti ufficiali all’interno dei quali era emersa, nel recente passato, la difficoltosa situazione dei magistrati del Distretto di Messina: nel 2012 il CSM, a seguito di una indagine istruttoria aveva avuto modo di sottolineare “le condizioni di grave difficoltà in cui versa il tribunale di Messina i cui giudici sono chiamati a operare in una situazione emergenziale, in condizioni di lavoro non sorrette da strutture e mezzi sufficienti e in una realtà sociale fortemente condizionata dalla criminalità organizzata”.
Nel gennaio del 2013 l’Ispettorato Generale scriveva al Ministero “la pianta organica dei magistrati deve ritenersi del tutto inadeguata la domanda di giustizia del territorio” e, infine ancora il CSM nella delibera del 2015 assegnava al tribunale di Messina un giudice del tribunale di Enna per far fronte ai flussi migratori.
“La nostra – ha concluso il Presidente dell’Ordine Ciraolo – non è una mera difesa campanilistica ma non si può accettare l’ulteriore appesantimento del carico di lavoro dei nostri magistrati già sovraccaricati di cause pendenti nonostante siano tra i più produttivi d’Italia e soprattutto, non possiamo accettare che a fare le spese di queste scelte siano i cittadini che vivono nel nostro territorio e che abbiamo il dovere di tutelare”. E la parola passa al TAR.
Di parere opposto, invece, la Camera Penale di Messina “Erasmo da Rotterdam” che, nella persona del suo Presidente Filippo Mangiapane, si dissocia dal ricorso al TAR Lazio avanzato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina per due motivi.
“L’Ordine degli Avvocati di Messina avrebbe dovuto indire Assemblea Straordinaria degli iscritti sul fare o meno ricorso al TAR, a spese degli iscritti, su tale delicato ed importante argomento”, si legge in una nota. “L’ altro motivo, certamente, manifestando piena solidarietà alla Magistratura Istituzionale ed Associata per quanto sta accadendo, ritiene che avrebbe dovuto essere la medesima Magistratura, in via principale, a ricorrere, magari, con il sostegno dell’Avvocatura Istituzionale ed Associata”. (Ve. Cro.)
Sinceramente a noi cittadini di questa storia poca importa .La maggioranza dei cittadini Messinesi ha il vero problema di cosa deve mettere a tavola ? Sinceramente meglio un magistrato in meno e un primo piatto in più a tavola per le famiglie disagiate.Fate le proteste ma non nominate i cittadini in questa storia,hanno altro che pensare e nessuno li difende nei diritti che la Carta Costituzionale detta.
Sinceramente a noi cittadini di questa storia poca importa .La maggioranza dei cittadini Messinesi ha il vero problema di cosa deve mettere a tavola ? Sinceramente meglio un magistrato in meno e un primo piatto in più a tavola per le famiglie disagiate.Fate le proteste ma non nominate i cittadini in questa storia,hanno altro che pensare e nessuno li difende nei diritti che la Carta Costituzionale detta.
Ai cittadini invece importa molto, meno magistrati e più udienze spostate nel tempo.
Parli di diritti dei cittadini,quando una causa dura anni ti tocca da vicino poi e se vuoi far valere i tuoi diritti aspetti.
Ai cittadini invece importa molto, meno magistrati e più udienze spostate nel tempo.
Parli di diritti dei cittadini,quando una causa dura anni ti tocca da vicino poi e se vuoi far valere i tuoi diritti aspetti.
Se lavorassero come la maggior parte delle persone normali sarei completamente concorde con te.
Purtroppo la verità è che in media un magistrato lavora mediamente 5-6 ore al giorno…
Se lavorassero come la maggior parte delle persone normali sarei completamente concorde con te.
Purtroppo la verità è che in media un magistrato lavora mediamente 5-6 ore al giorno…