Scagionati 2 medici del Piemonte coinvolti nella morte di una ultraottantenne spirata nel 2013. L'avv. Cacia: "Per i periti della Procura erano colpevoli"
Sono stati scagionati dall’accusa di omicidio colposo i due medici coinvolti nel caso di Rosaria Orioles, ultraottantenne messinese morta in corsia al Piemonte nel 2018. Il giudice monocratico li ha assolti perché il fatto non sussiste. Ma la famiglia non ci sta.
“Ho avuto difficoltà a spiegare ai figli della signora Orioles, che hanno atteso per otto anni questa sentenza, che le condotte del medico reperibile che non si è recato in ospedale nonostante la chiamata dell’infermiere in piena notte e la prescrizione di altro medico di somministrare una fiala di Plasil ad una paziente che in preda ai dolori dice di avere un infarto, sono da ritenersi penalmente non punibili.“, commenta l’avvocato Nino Cacia
“In attesa di leggere le motivazioni posso solamente ipotizzare il ragionamento effettuato dal tribunale. la formula assolutoria, tuttavia, mi lascia assai perplesso atteso che le conclusioni dei consulenti del Pubblico Ministero avevano ipotizzato – in presenza della documentata insorgenza del dolore toracico alle ore 3,30 – la censurabilità del comportamento di entrambi i medici imputati”, spiega il legale.
L’ortopedico e il chirurgo erano stati indagati insieme ad altri due colleghi. Alla fine degli accertamenti la Procura aveva chiesto l’archiviazione delle ipotesi d’accusa per tutti ma il giudice per le indagini preliminare aveva invece disposto l’imputazione coatta dei due camici bianchi ora assolti.
La signora Rosaria è morta il 3 febbraio del 2013 all’ospedale di centro città, dopo qualche giorno dal ricovero per una frattura al femore. Nella notte accusò forti dolori addominali e i familiari richiesero un consulto. Prima il medico reperibile, consultato al telefono dall’infermiere, e poi quello di turno, che la visitò, trattarono il malore come un normale decorso post operatorio. Ma le sue condizioni si aggravarono fino a non lasciarle scampo.