Lucia Sigari spirò nel 2017 al Policlinico per una emorragia, poche ore dopo l'operazione. Ma il chirurgo non c'entra: la sentenza
Messina – Un’accurata perizia ribalta il verdetto per il chirurgo messinese Salvatore Lazzara. Condannato in primo grado per la morte di una paziente, in appello è stato scagionato da tutte le accuse. Secondo la consulenza ordinata dai giudici di secondo grado, infatti, il medico aveva seguito tutte le regole prescritte, le linee guida stabilite, si era insomma comportato correttamente quindi non ha responsabilità nel decesso di Lucia Sigari, 59 anni, operata di cuore il 27 febbraio 2017 e spentasi la stessa sera.
Nel 2013 il giudice monocratico aveva dichiarato responsabile il dottore Lazzara, in servizio al Policlinico di Messina, mentre era stato assolto l’anestesista, anche lui inizialmente imputato di omicidio colposo. La Corte d’Appello a inizio processo, accogliendo la richiesta dell’avvocato Carlo Zappalà, difensore del camice bianco, ha nominato dei periti di fiducia, chiedendogli di riesaminare il caso. La conclusione è stata diametralmente opposta a quella dei consulenti della Procura, decisivi per la condanna in primo grado: bene aveva fatto il dottor Lazzara a non intervenire, dopo una emorragia post operatoria, perché così è più correttamente prescritto, in casi del genere. Assoluzione “perché il fatto non sussiste”, quindi, in appello, per il chirurgo Lazzara.
La denuncia dei familiari
Ad aprire il caso era stata la denuncia dei familiari della donna, assistiti dall’avvocato Giuseppe Romeo.
La 59enne era stata ricoverata all’ospedale universitario il 3 febbraio perché in viso le si era acceso un preoccupante colorito giallastro. Al reparto di Chirurgia generale, i medici dopo vari accertamenti le diagnosticano un tumore al pancreas e una sofferenza cardiaca. In attesa che i valori si stabilizzassero per procedere all’operazione, i medici avevano dimesso la signora Sigari, tornata in ospedale il 26 febbraio per sottoposti all’operazione, cominciata di buon mattino, l’indomani, e terminata nel primo pomeriggio.
Il monitoraggio e il mancato intervento per bloccare l’emorragia
Usciti dalla sala operatoria, racconta il figlio della paziente, i medici comunicano che tutto è andato per il meglio, e la trasferiscono in terapia intensiva. Poi però il cuore della signora comincia ad accelerare i propri battiti in maniera anomala e, poco prima della mezzanotte, smette di battere. L’Accusa per il medico riguardava quel mancato intervento per bloccare l’emorragia in corso: il professor Sigari preferì continuare il monitoraggio e stabilizzarla.