Cinema Lux strapieno per il cortometraggio di Fabio Schifilliti: "La mia missione è farlo arrivare a più persone possibili"
MESSINA – Se la violenza è solo la punta dell’iceberg il cortometraggio su Omayma indaga su cosa si nasconde sotto. Il regista Fabio Schifilliti ha voluto raccontare il turbinio della sua anima. Il suo è un film che parla di violenza senza mai mostrarla, piuttosto racconta un conflitto interiore in maniera potente e delicata allo stesso tempo. Conflitto che viene rappresentato tramite i continui salti temporali fra una donna bellissima e sorridente in Tunisia e una con gli occhi tristi e la morte nel cuore in Italia. Proprio in quel paese in cui sognava di far crescere le sue quattro figlie Omyama ha trovato prima l’infelicità e poi la morte.
Omayma fra il passato in Tunisia e il sogno che si infrange in Italia
Le scene che raccontano il periodo dell’innamoramento e del matrimonio in Tunisia, sono state girate a Mazara del Vallo. I colori sono caldi e l’attrice che interpreta Omayma è raggiante. Ma questo rappresenta un passato che sembra lontanissimo, il presente è fatto di grigiore e tristezza. Le scene messinesi sono state girate fra Ganzirri e il porto storico. Qui la giovane mamma tunisina convive visibilmente con un conflitto interiore fra la sua realizzazione nel lavoro e il suo essere inerme in casa. Prova a compiacere il marito Faouzi, ma quando prova a far sentire la sua voce e il suo pensiero viene subito rimessa al suo posto. Si trucca solo per sedere a pranzo con la famiglia, ma non quando esce o va a lavorare. E’ una mediatrice culturale per la Questura di Messina ed è felice di aiutare i migranti reduci dagli sbarchi. Lavoro che il marito non approva perché collabora con la Polizia. Questo, infatti, fu uno dei motivi che lo portò ad ucciderla una sera di settembre del 2015.
“L’idea del film nasce da un servizio di Tempostretto”
Messina non ha dimenticato questa storia, proprio come aveva chiesto mamma Fatima in un’intervista realizzata da Tempostretto pochi mesi dopo la morte della figlia. Un servizio che arrivò dritto al cuore del giovane regista messinese e fu il punto di partenza di questo progetto cinematografico. La stessa preghiera fatta in un abbraccio al regista Fabio Schifilliti durante il loro ultimo incontro: “Porta la nostra storia nei cuori di più persone possibili”. E questo ha fatto finora il film: è arrivato dritto al cuore di chi l’ha guardato. Solo venti minuti, pochi dialoghi, essenziale ma efficace. Ogni battuta è una pugnalata, in pochissime parole si percepisce tutto il dramma e la sofferenza.
Cinema Lux strapieno per l’anteprima del cortometraggio
A presentarlo al Cinema Lux, in una sala strapiena, sono il regista Fabio Schifilliti, lo sceneggiatore Paolo Pintacuda, il produttore esecutivo Francesco Torre. Ospite speciale Esra Dridi, la figlia maggiore di Omayma. “Sono molto emozionato, ringrazio tutti gli sponsor, le istituzioni e il sindaco Basile per essere qui. Siete stati i miei mecenati, senza di voi non saremmo mai arrivati nei festival”, ha esordito Schifilliti con la voce rotta dall’emozione. E continua: “Non sono stato io a cercare questa storia, ma lei ha trovato me. L’idea di questo film è nata dopo aver visto un servizio su Tempostretto in cui la mamma di Omayma raccontava la vita stroncata della figlia. Quegli occhi grandi non li ho più dimenticati e ho deciso di portare avanti questa missione e ho promesso proprio a mamma Fatima che avrei portato questa storia nei cuori della gente”.
Non un film sulla violenza ma sulla memoria
Schifilliti e Pintacuda hanno riscritto la sceneggiatura 13 volte. Non volevano fare un film sulla violenza, ma sulla memoria. “Non volevamo solo far vedere quello che pativa Omayma ma raccontare la sua anima”, aggiunge Paolo Pintacuda. Non lo definiscono un cortometraggio, ma un piccolo film, un film bonsai che racconta la grandezza di una donna. I due raccontano di essersi emozionati molto nell’intervistare la famiglia Benghaloum, ma anche nella fase di scrittura e durante le riprese.
Film prodotto da Arknoah, grazie a tanti sponsor
Un film che è stato nella testa del regista per anni e che ha faticato tanto per trovare qualcuno che ci credesse davvero. Tanti i no ricevuti, tante le porte che si sono chiuse davanti a questo progetto. A dargli sempre fiducia Francesco Torre che con l’associazione Arknoah ha prodotto il cortometraggio. Poi i ringraziamenti ad una lunga lista di sponsor che hanno permesso che il film si facesse.
Premiato nei festival come “miglior film”
Non è ancora uscito nelle sale e continuerà a fare per qualche mese il giro dei festival, dove ha già riscosso successo e ricevuto diversi premi. E’ stato premiato dal pubblico come miglior film a Forlì e ha ricevuto tre riconoscimenti a Brescia. I prossimi appuntamenti saranno a dicembre a Roma e Milano.
L’insegnante Idriss: “Mai più avuto studentesse come lei”
Fra gli ospiti d’onore, fondamentali per la scrittura del film, oltre alla figlia di Omayma c’era il suo insegnante Idriss. “Una donna eccezionale, non ho mai più avuto una studentessa come lei”, racconta il mediatore culturale. La ricorda come una donna di grande dignità nonostante le tante difficoltà vissute in casa. Una donna che non si piegava ma profondamente rispettosa. Ha sempre sognato l’Italia e desiderava che le sue figlie crescessero qui libere. Lo stesso Paese in cui però lei ha trovato la morte.
Ha preso la parola anche la madre affidataria di Esra. Oggi la figlia maggiore di Omayma è una studentessa di Scienze politiche ma all’epoca del femminicidio era solo una bambina. “Il gesto di prendere in affido una bambina non è un atto di coraggio ma una risposta al bisogno del territorio. Trovo che coincida un po’ con il lavoro di Omayma che accoglieva le persone sbarcate al molo. Vorrei che Esra si ponesse tante domande rivedendo la sua storia. Questo film è la sua possibilità di fare pace con il passato e di conoscerlo”, racconta.
Ad intervenire per ultima la più giovane del cast, la piccola attrice Giulia Migliardi. Ha interpretato Esra da piccola e fuori dal set la sente un po’ come una sorella maggiore. Fra gli aneddoti riguardanti i giorni delle riprese racconta di aver mangiato una decina di volte la pasta al pomodoro per ripetere la scena del pranzo in famiglia.
La prima proiezione del film si è conclusa con un lungo applauso. A seguire è stato proiettato altre due volte, proprio nella giornata contro la violenza sulle donne. Erano tanti i messinesi in fila a largo Seggiola in attesa di assistere al cortometraggio che racconta la storia di una donna vittima di femminicidio che la città non ha mai dimenticato.