Sentenza bis sugli affari del boss Luigi Tibia che gestiva lidi e totem scommesse nei bar del centro città
Messina – La Corte d’Appello ha detto sì al concordato per tutti gli imputati del processo d’appello sull’operazione Totem.
Sentenza bis sugli affari del boss Luigi Tibia
Il boss Luigi Tibia “chiude la partita” a 14 anni e 5 mesi mentre per gli altri imputati, accusati di aver partecipato ai suoi affari, la condanna concordata è a 9 anni e mezzo e si tratta di: Paolo Aloisio, Giuseppe Molonia, Calogero Smiraglia, Giuseppe Schepis, Paolo Mercirio, Massimo Bruno, Teodoro Lisitano, Luciano De Leo e Antonio Musolino. In sostanza i giudici hanno ratificato le pene concordate tra l’Accusa – rappresentata dal procuratore generale Costa – e i difensori, gli avvocati Salvatore Silvestro, Pietro Luccisano, Gianmarco Silvestro, Alessandro Billè, Carlo Autru Ryolo, Giuseppe Donato, Giuseppe Serafino, Antonello Scordo, Nico D’Ascola.
Quella emessa oggi dalla Corte d’Appello di Messina è una sentenza di secondo grado “bis”. Dopo la prima sentenza d’appello del 2022 che aveva sancito condanne più alte per tutti, in Cassazione il verdetto era stato annullato e il processo rimesso ai giudici per ricalcolare le pene. Discorso diverso per Vincenzo Misa, difeso dagli avvocati Silvestro e Luccisano, assolto nel merito a fronte di una recente condanna a 12 anni. Da qui il nuovo dispositivo definito di stasera.
La retata a Giostra e il business dei totem scommesse
Il blitz dei Carabinieri e della Polizia scattò 6 anni fa e svelò che Tibia, malgrado i guai con la giustizia e i sequestri, continuava a gestire diverse attività, volendosi ingrandire negli affari, gestendo lidi e altri esercizi commerciali. Nel mirino dei militari anche i “totem” collocati dal clan di Giostra nei vari bar e altri negozi da loro controllati, che danno il nome di battesimo all’operazione.