Otto tra medici e infermieri dell'ospedale Papardo di Messina sono assolti dall'accusa di aver abbandonato un paziente, trovato dalla figlia tra sangue, feci e urina
Si chiude con l’assoluzione piena – perché il fatto non sussiste – il processo per 8 medici dell’ospedale Papardo di Messina accusati di abbandono di incapace, finiti sotto processo dopo la denuncia della figlia di un anziano paziente.
La donna aveva segnalato alla magistratura l’estremo degrado delle condizioni in cui aveva trovato l’anziano padre, ricoverato per l’amputazione di una gamba.
Immobilizzato e incapace di provvedere a se stesso, l’ultranovantenne venne trovato dalla figlia con laceranti piaghe da decubito e la ferita aperta, il lettino sporco di sangue e la ferita viva a contatto di feci e urine, in almeno due occasioni.
La donna lamentò di aver più volte segnalato che il padre aveva bisogno di assistenza più puntuale, e dopo la morte del genitore, assistita dall’avvocato Maria Lembo, presentò denuncia lamentando che lo stato di abbandono del padre lo aveva portato in uno stato asettico che aveva contribuito al decesso.
Sotto processo erano così finiti il dottor Domenico Brunetto, il coordinatore infermieristico Salvatore Pannuccio e gli infermieri Ignazio Andronaco, Rinaldo Galluzzo Albanese, Domenico Lo Presti, Santo Micali, Santo Spadaro e Paolo Venuti.
Al processo i difensori, gli avvocati Gianluca Gullotta, Filippo Cusmanno, Vincenzo Ciraolo e Maria Puliatti, hanno dimostrato l’innocenza del personale sanitario, ricostruendo i giorni del ricovero dell’uomo e le sue gravi condizioni effettive.