Il questore Calvino: "Attenzione alta e risposte pronte". Il procuratore De Lucia: "Riflettere su una serie di limiti da porre a chi conclude lo stato di collaboratore"
MESSINA – Cinque ex collaboratori di giustizia tra i 14 arrestati dell’operazione “Predominio”. Qualcosa non funziona nel sistema? “Non c’è una legge che preveda qualcosa di specifico per persone che hanno scontato il proprio debito con la giustizia – dice il questore di Messina, Vito Calvino -. Il livello di attenzione nei loro confronti resta alto, tant’è che ai primi segnali gli investigatori agiscono. Così in questo caso abbiamo dato una risposta veloce”.
La differenza tra pentito e collaboratore di giustizia è sottile e riguarda soprattutto l’aspetto morale. “Chi collabora è perché ha interesse a farlo, quasi mai per etica – prosegue -. Finito l’interesse a collaborare, capita che non si abbiano altre idee se non quelle di riprendere i vecchi affari, farne di nuovi, stringere legami economici e criminali per ottenere potere e guadagno”.
Sul tema anche il procuratore di Messina, Maurizio De Lucia: “La legge sulla collaborazione è uno strumento fondamentale, senza non si sarebbero potuti fare molti processi perché dai collaboratori sono arrivati contributi fondamentali. Prevede sanzioni gravi per chi torna a delinquere nei dieci anni successivi, anche la revisione dei processi in cui avevano ottenuto benefici. Devono così pagare non solo per i nuovi reati ma anche per quelli che erano stati beneficiati durante la collaborazione. Bisogna riflettere su una serie di limiti da porre a chi conclude lo stato di collaboratore, per esempio il divieto di dimora nei territori in cui delinquevano, ma è un tema di natura legislativa, da discutere in Parlamento”.
L’operazione “Predominio” ha sgominato un’associazione mafiosa dagli aspetti tipici. Ma l’aspetto più inquietante – sottolinea De Lucia – “è il traffico di stupefacenti, soprattutto perché c’è una domanda fortissima e un notevole incremento della distribuzione”.