Individuate cinque aree che ricadono nei territori di nove Comuni dei Monti Peloritani, da Messina fino a Barcellona e Castroreale
Individuare metodologie per la valutazione della pericolosità da colate detritiche. Con quest’obiettivo, l’Autorità di Bacino ha stipulato alcune convenzioni con le Università e Centri di Ricerca nell’ambito del Piano Azione Coesione (Pac) 2007-2013 III Fase per “Interventi di mitigazione del rischio idrogeologico” (Studi indagini e reti di monitoraggio).
I nove Comuni dei Peloritani interessati
Tra queste, la convenzione firmata con l’Enea (Ente per nuove tecnologie, energia e ambiente), dal titolo “Studi e ricerca per l’individuazione di una metodologia finalizzata a valutare la pericolosità da colate
detritiche e la loro influenza sul reticolo idrografico”, sarà condotta nei territori dei Comuni di Messina, Villafranca Tirrena, Saponara, Rometta, Scaletta Zanclea, Itala, Castroreale, Barcellona e Fiumedinisi.
E proprio ai sindaci di questi nove Comuni ha scritto l’Autorità di Bacino, tramite il funzionario direttivo Federico Calvi, il dirigente Antonino D’Amico e il segretario generale Leonardo Santoro, per chiedere collaborazione per poter individuare i siti idonei sul proprio territorio.
A marzo i tecnici dell’Enea, accompagnati da un referente dell’Autorità di Bacino, effettueranno visite di campo e in quella occasione contatteranno gli Uffici dei Comuni interessati per illustrare, al sindaco e ai tecnici dell’Amministrazione, le specifiche relative alle caratteristiche dei siti dove posizionare la strumentazione.
Le azioni
Tra le azioni che si intendono svolgere, la priorità viene assegnata allo studio di quei fenomeni che provocano maggiori danni e vittime in relazione alle velocità, all’ampiezza del territorio coinvolto e alle difficoltà di individuare preventivamente le zone di innesco ed il percorso dei materiali in frana quali, soprattutto, le colate rapide di fango e detrito.
Un elemento di ulteriore complessità e di incremento dei danni potenziali derivanti dai fenomeni di colata rapida è la possibilità che i materiali franati siano incanalati nel reticolo o ne ostruiscano tratti formando pericolosi sbarramenti. In un caso o nell’altro i torrenti veicolano acque e detriti in trasporto di massa, verso valle determinando fenomeni di esondazione aggravati dal notevole trasporto solido.
Valutazione dei pericoli
Con questo progetto di ricerca, l’Autorità di Bacino vuole definire le metodologie appropriate per la valutazione delle pericolosità da colata rapida e rendere disponibili i risultati della ricerca ai diversi soggetti istituzionali e privati in relazione alle competenze ad essi attribuite e in particolare:
• agli uffici dell’amministrazione regionale per le attività di pianificazione, programmazione, prevenzione e attuazione di interventi di mitigazione del rischio;
• agli uffici degli enti locali per le attività di pianificazione urbanistica, di regolamentazione e di protezione civile;
• ai soggetti pubblici e privati e alle categorie professionali per quanto attiene le attività di progettazione.
Individuate 5 aree
Con le prime attività sono state individuate le aree dove predisporre gli studi e i sopralluoghi. Nei 5 sottobacini idrografici selezionati saranno determinati i punti di innesco delle colate rapide, la previsione dell’evoluzione del dissesto e stimati i volumi mobilizzabili. Oltre ai rilievi e alle elaborazioni dei dati, è prevista la stima dell’umidità della copertura (lisimetri) e della relativa pressione dell’acqua (pressurimetri per due postazioni per ognuna delle 5 aree test a differenti profondità per un massimo di 2 metri; la stazione di monitoraggio in sito sarà composta da:
• sistema di acquisizione e trasmissione dati;
• quattro sonde di umidità del suolo (complete di 5 metri di cavo) da installare a profondità differenti per una profondità massima di 2 metri;
• sensore piezometrico ad immersione con 10 metri di cavo.
L’installazione della strumentazione (almeno due stazioni di misura per ognuna delle cinque aree) deve essere posta in vicinanza di pluviometri già esistenti ed in aree protette e di facile accesso; la messa in opera sarà concordata con le autorità locali per avere maggiori garanzie sul mantenimento in funzione della stazione ed evitare ogni possibile danneggiamento.
Santoro: “Ecco gli strumenti per il monitoraggio”
“Ho disposto che l’Enea collochi dei sistemi di monitoraggio delle frane – dice Santoro -. Vengono individuati nei versanti collinari, nelle aree riportate nelle cartine geografiche, a ridosso dei centri abitati, i punti di possibile partenza di colate di fango che, scendendo verso valle, aumentano di volume come le valanghe e travolgono tutto ciò che incontrano. In questi punti di innesco si mettono quattro strumenti: centraline di trasmissione dati, sonde di umidità, pressurimetri e piezometri. Le centraline trasmettono dati alla Protezione Civile dei Comuni e della Regione; le sonde danno informazioni sul contenuto di acqua del terreno, quello che indica quanto si “rammollisce” e tende a diventare, da terra asciutta e stabile a fango liquido; i pressurimetri indicano quanto l’acqua presente nel terreno diventi pericolosa perché lo liquefa, i piezometri servono infine a capire quanto è profonda la falda d’acqua. Tutti fattori che fanno scattare il pericolo di frana”.