Oganizzazioni religiose e laiche e consiglieri comunali in azione per una "Città dell'accoglienza"
MESSINA – Vicini alla popolazione dell’Ucraina: la Caritas di Messina, in linea con le direttive nazionali e regionali, è pronta a fare le sue parte. Questa mattina, a Caltanissetta, le 18 Caritas diocesane siciliane si riuniscono per individuare una linea comune nella solidarietà e nel sostegno concreto. Presente il vescovo delegato per la Carità, Monsignor Giovanni Accolla, arcivescovo di Messina. Non da meno l’apporto di realtà consolidate come la Comunità di Sant’Egidio e l’Arci, mentre il Consiglio comunale, con una mozione del Pd, fa della città dello Stretto un luogo d’accoglienza per i profughi, oltre a utilizzare Palazzo Zanca per la raccolta di medicine e beni di prima necessità.
Non ci saranno raccolte della Caritas
In ogni caso, la Caritas messinese precisa, in un comunicato, che non si procederà «a raccolta di generi alimentari, indumenti e medicinali in quanto l’attività di raccolta, stoccaggio e invio potrebbe risultare vana. Risulta infatti davvero difficile far arrivare containers in Ucraina in questo momento;
le Caritas destinatarie potrebbero non avere la disponibilità di spazi idonei per lo stoccaggio dei prodotti e i medicinali raccolti potrebbero non rientrare nei protocolli in vigore nei Paesi di destinazione;
altre organizzazioni internazionali (ad esempio UNHCR) si sono attivate per fornire medicinali», spiega l’organizzazione cattolica.
L’iniziativa di Sant’Egidio
Nel frattempo, la Comunità di Sant’Egidio in Sicilia ha lanciato una raccolta fondi per sostenere le Comunità di Polonia, Ungheria e Slovacchia, in questo momento in prima linea per il sostegno dei profughi dall’Ucraina. Due raccolte visibili nella pagina Fb della realtà siciliana.
Messina città dell’accoglienza
È stato il consigliere comunale Alessandro Russo tra i primi ad annunciare sui canali social la presa di posizione del Consiglio comunale su iniziativa del Partito democratico: «Abbiamo appena votato all’unanimità una mozione proposta dal mio gruppo che ha dichiarato Messina Città dell’accoglienza per i profughi che scappano dall’Ucraina. Una mozione per attivare immediatamente un corridoio umanitario che porti a Messina quanti scappano dalla guerra, per velocizzare le adozioni e gli affidamenti di bambini dell’Ucraina, per istituire subito un “Albo delle famiglie che accolgono” aperto a qualsiasi famiglia di Messina che voglia dare la propria disponibilità a ricevere profughi singoli, famiglie o bambini che scappano dalla guerra.»
Palazzo Zanca come luogo di raccolta medicine
Sempre il consigliere Russo ha annunciato ieri: «Nelle prossime ore verrà individuato, grazie all’accettazione del commissario straordinario, l’androne di Palazzo Zanca come luogo di raccolta di medicine, beni di prima necessità e aiuti da parte di chiunque a Messina voglia dare una mano agli ucraini, così da poter spedire settimanalmente gli aiuti in Ucraina. Messina saprà fare la sua parte per la pace, per l’umanità e per chi soffre.»
L’impegno Arci
Anche il Circolo Arci “Thomas Sankara” di Messina, in linea con l’impegno nazionale dell’Arci, informa su raccolte fondi e sui diritti di chi arriva dall’Ucraina attraverso la propria pagina Facebook e una nuova dal titolo “Aiutiamo l’Ucraina“: «Tutte le persone ucraine, in seguito al decreto legge 28 febbraio 2022, n. 16, potranno accedere all’accoglienza dello Stato senza fare domanda di asilo. L’Unione Europea attiva una procedura straordinaria per concedere a tutti i cittadini ucraini il diritto di “protezione temporanea”. Le cittadine ucraine e i cittadini ucraini, presenti irregolarmente, potranno ottenere un permesso di soggiorno della durata un anno, estendibile fino a due», informa il Circolo Arci.
La presenza ucraina nel territorio messinese
La fonte è la Caritas di Messina: in città si registrano 123 cittadini ucraini, 21 uomini e 102 donne; in provincia 613 ucraini, 471 donne e 142 uomini, con comunità a Montalbano, Patti e San Piero Patti. Il tutto senza considerare chi ha ottenuto, negli anni, la cittadinanza italiana. I dati più rilevanti sono la maggiore presenza in provincia e la significativa percentuale femminile, impegnata spesso nell’accudimento delle persone più anziane.