La Camera Penale Pisani-Amendolia invita a rimettere al centro del dibattito i problemi delle carceri
MESSINA – La tragedia del tunisino suicida a Gazzi riaccende i riflettori sul problema delle carceri. Il giovane all’interno della struttura c’è rimasto poco e il carcere messinese è giudicato dagli operatori uno dei migliori. Ma l’ottimo lavoro di chi ci opera può poco, contro i deficit strutturali del sistema carcerario italiano generale.
La posizione dei penalisti messinesi è chiara: sono questi gli aspetti che vanno affrontati, lontano dalle ideologie e dal giustizialismo. Giustizialismo mediatico che invece è piombato puntuale sulla disgrazia.
“I commenti che circolano in queste ore a seguito della notizia del suicidio di un giovane tunisino nel Carcere di Gazzi sono la cifra del decadimento della nostra società – interviene l’avvocato Bonaventura Candido – A seguito di un simile, ennesimo, tragico evento il dibattito dovrebbe incentrarsi sull’ adeguatezza del nostro sistema carcerario e sui rimedi da adottare per renderlo luogo di vera ed effettiva rieducazione.”
“Si fa invece strada una canea di inqualificabili leoni da tastiera che andrebbe condannata a seguire (con l’obbligo del profitto) corsi di educazione e civica e di umanità – dice il presidente della Camera penale Pisani-Amendolia.
“I condannati devono certamente scontare le loro pene ma dal momento in cui vengono privati della libertà lo Stato ne assume la custodia ed ha il dovere di garantire un trattamento umano che è poi il segno della civiltà di un popolo. Il personale penitenziario fa ciò che può, a Messina lo abbiamo più volte constato con le nostre ispezioni insieme ai magistrati, ma mancano risorse, strutture e competenze.
Questi sono i temi di cui dovrebbe (pre)occuparsi ogni cittadino invece di alzare il vessillo del giustizialismo ignorante”, conclude il legale che guida la sigla degli avvocati penalisti messinesi.