La città vincerà la sua sfida quando sarà normale nella programmazione, nel traffico, nell'occupazione, nello sviluppo armonico tra verde e abitazioni
MESSINA – La città di Messina ha superato la prova dei grandi eventi, soprattutto con il concerto dei Negramaro. Ma come cantava Lucio Dalla in “Disperato erotico stomp”, “l’impresa eccezionale, dammi retta/ è essere normale”. Messina vincerà la sua sfida quando sarà normale nella programmazione, nel traffico, nell’occupazione, nello sviluppo armonico tra verde e abitazioni.
Isole pedonali, attività intense commerciali e culturali, il rispetto dell’ambiente, un tasso d’occupazione elevato e una città giovane e dinamica, non più preda di poche realtà imprenditoriali e di miseri investimenti. Un quadro antitetico all’attuale realtà depressa ma l’unica soluzione è scommettere sul futuro di una città che deve tornare a pensare a sé stessa oltre le macerie di una crisi economica spaventosa.
Un New deal per ripartire ma la politica deve fare la sua parte
Lo abbiamo scritto di recente: dalla lotta alla dispersione scolastica al sostegno economico e occupazionale, serve un New Deal, come negli Stati Uniti di Roosevelt negli anni Trenta, per far ripartire davvero zone a rischio desertificazione. Un piano economico europeo, nazionale, regionale e cittadino, Cultura, ambiente, occupazione, imprese, politiche sociali devono essere tutti i tasselli di una qualità della vita che non si può affidare solo al bel clima. Senza dimenticare le strade, i collegamenti ferroviari, i servizi pubblici. Al sud serve un New Deal privo di clientelismi e carrozzoni.
In quest’ambito la politica deve fare la sua parte: amministrazione comunale e classe dirigente regionale e nazionale devono lavorare, insieme, per andare fuori dal tunnel, per intravedere qualche luce all’orizzonte. Il tempo scorre e non manca giorno che non si faccia una radiografia delle emergenze cittadine e provinciali. La campana suona per Messina, in termini progettuali, e un cambiamento è possibile purché lavoro e giustizia sociale siano i fari che guidano questo tempo convulso.
Se si osservano le aspettative di una città come Messina,morta e sepolta da circa un secolo di storia di cultura in primis e da tutto quello con il quale i vari amministratori hanno reso impossibile nel tempo e nella mentalità dei cittadini una resurrezione,realizzare quello che prospetta questo articolo è utopia.Tutto questo è visibile, basta passeggiare un po’ per le strade per renderci conto dell’assoluta mancanza di questo pensiero.