Messina, una città "stretta" sul suo porto

Messina, una città “stretta” sul suo porto

Giuseppe Ruggeri

Messina, una città “stretta” sul suo porto

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mercoledì 29 Gennaio 2020 - 10:52

Stretto e Porto gli argomenti di due distinti e successivi eventi svoltisi in città nel corso dell’ultimo scorcio di settimana

Le colline di Messina guardano stavolta verso il mare e, nel mare, riscoprono quelle che sono le cifre essenziali della sua rinascita. Dalle onde del mare, infatti, è affiorato, nel corso di millenni di pazienti stratificazioni geologiche, il sinuoso profilo falciforme che recinge il suo magnifico Porto naturale. Dal mare sono provenuti i Siculi prima e poi i Calcidesi che nell’odierna area portuale fondarono i propri insediamenti abitativi. Un mare ferace, poiché ha fornito sostentamento ai popoli che vi hanno trovato sede, ma anche feroce, come narra la leggenda omerica che lo descrive infestato da terribili mostri marini. Da quel mito radicato nella storia come una pietra preziosa nel suo castone, necessariamente dobbiamo procedere per capire il motivo del legame di Messina con un mare dalle acque talmente profonde da ospitare pesci abissali dai curiosi orrendi profili adatti alla smisurata pressione di quei fondali, oscuri come il mistero che avvolge, da tempo immemorabile, l’isola di Trinacria.

E mare vuol dire Stretto, e stretto vuol dire Porto. E dal porto, a cascata, ecco venir giù tutta una serie di simboli e immagini impressi ormai a fuoco nel nostro immaginario collettivo, a sostanziare l’indissolubile legame di una comunità con il suo territorio. Una storia di secoli, tenuti insieme, evento per evento, da un fil-rouge costante e inossidabile. La vocazione, o, come si dice oggi, il brand “Messina porta della Sicilia”.

Su queste due direttrici, ebbene, è possibile ricostruire oggi la vicenda di Messina e coglierne il senso pieno. Stretto e Porto costituiscono due momenti successivi dell’evoluzione storica della città, nel segno del suo brand tipico e caratterizzante. Un momento naturale e uno antropico – il connotato paesaggistico che l’opera umana trasforma e arricchisce in nucleo di sviluppo economico e civile.

Stretto e Porto gli argomenti di due distinti e successivi eventi svoltisi in città nel corso dell’ultimo scorcio di settimana. Di Porto quale volano di rilancio commerciale e turistico si è parlato il 24 gennaio nell’Aula Magna del Rettorato. L’assise, promossa dal Lions Club Messina Ionio in sinergia con l’Università degli Studi, ha fatto il punto sui progetti di riqualificazione di un’area divenuta ormai punto d’accoglienza di circa 440.000 crocieristi per anno. Una riqualificazione che con imperio richiede il supporto di un’opportuna “cabina di regia” che abbia tra i suoi componenti l’Autorità Portuale, il Comune e la Città Metropolitana e l’Università. Senza trascurare l’apporto degli Ordini Professionali – Ingegneri e Architetti – che forniscano proposte strutturali ed estetiche mirate alla realizzazione di un sito che si offra in tutta la sua “produttiva bellezza” ai viaggiatori che vi fanno tappa. Sul Porto, insomma, non ci sia dibattito ma piuttosto convergenza di vedute, in quanto appare lapalissiana la sua funzione attrattiva di finanziamenti tesi a migliorarne la resa e l’efficienza.

Lo Stretto è stato, per parte sua, al centro di una conferenza a più voci svoltasi nei locali del Museo del Novecento di Messina nell’ambito della rassegna: “Messina: la memoria da ritrovare”. I miti della classicità e gli studi scientifici del “fenomeno Stretto” sono stati oggetto di una carrellata arricchita dalle immagini suggestive di vedute aeree fotografiche del sito le quali, scorrendo nel monitor, hanno delineato una cifra paesaggistica unica al mondo.

Messina città marinara, così come ben narrato nel volume “Viaggiatori a Messina” (Felice Irrera et al., Giambra Editori, 2017), vera e indiscussa protagonista, insomma, di una due giorni confortata da un uditorio folto e attento, a testimoniare il forte senso d’appartenenza che il richiamo al suo nucleo primigenio continua a suscitare nei pur spesso distratti e lissati ultimi discendenti della millenaria stirpe zanclea. 

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