Parte il processo sul femminicidio a Messina della giovane Alessandra Musarra, uccisa dal fidanzato che continua a proclamarsi innocente
E’ cominciato oggi il processo a Cristian Ioppolo, arrestato per l’omicidio della ex fidanzata Alessandra Musarra, trovata morta nel suo appartamento il 7 marzo dello scorso anno. Come era accaduto in udienza preliminare, anche i giudici di Corte d’Assise (presidente Micali) hanno detto no alla richiesta del ventisettenne di essere giudicato col rito abbreviato, che consente uno “sconto” di pena. Si fa avanti col rito ordinario, quindi, che prevede come massimo della pena per Cristian il carcere a vita.
L’udienza di oggi, andata avanti sino a poco prima delle 14, è servita per formare la lista dei testimoni che saranno ascoltati e superare le questioni preliminari. Soltanto su un punto la Corte deve ancora esprimersi- si è riservata di farlo alla prossima udienza: archiviata la possibilità di avvalersi di una perizia psichiatrica sulle condizioni del giovane, il difensore di Ioppolo, l’avvocato Alessandro Billè, ha chiesto che possa essere ascoltato anche il medico che in passato aveva seguito Cristian, prescrivendogli alcuni farmaci.
Poi il processo è entrato nel vivo, con le deposizioni degli investigatori della Squadra Mobile che per primi, quella mattina, arrivarono nell’abitazione di contrada Campolino, a Santa Lucia sopra Contesse, dove Alessandra era senza vita, stesa a terra.
I giudici hanno poi ascoltato la dottoressa Patrizia Napoli, il medico legale che ha esaminato il corpo di Alessandra, scoprendo che ad ucciderla non era stato lo strangolamento in sé, ma la rottura delle vertebre del collo.
Sul banco dei testimoni si è seduto anche il padre di Alessandra, se pur per qualche minuto. Ha confermato quanto aveva già raccontato durante le indagini, gli sono stati chiesti pochi chiarimenti, e nel giro di qualche minuto si è rialzato ed ha abbandonato l’aula.
Anche se l’udienza è andata avanti a porte chiuse, in un palazzo di Giustizia dove il clima è reso irreale dalle disposizioni anti coronavirus – pochi utenti e operatori, tutti con le mascherine – c’erano tutti, oggi per l’avvio del processo. La madre di Alessandra, la sorella, il padre, gli altri familiari. C’era anche Alessandra, secondo la mamma, che se l’è sentita vicina, osservando le colombe che si sono posate per l’intera mattinata sulle finestre dell’aula. Cristian ha seguito il processo in video conferenza dal carcere di Enna dove è recluso, chiedendo più volte di poter confrontarsi con l’avvocato Billè.
Presenti anche il Cedav e l’associazione Al tuo Fianco, le due sigle che si sono costituite parte civile insieme ai familiari di Alessandra. Il Centro donne Anti Violenza di Messina, presieduto da Simona D’Angelo, ha supportato la madre di Alessandra sin da subito, sia psicologicamente che legalmente, con l’avvocato Maria Gianquinto. Anche il Centro Al tuo fianco è stata subito in prima linea a tutto campo: l’avvocato Cettina La Torre, presidente dell’associazione, è anche legale di una delle parti civili. Oggi altre sigle anti violenza sono state ammesse tra le parti civili.
Tra queste, “Insieme a Marianna” con l’avvocato Livia D’Amico, l’associazione nata sulla scia dell’eclatante caso di Marianna Manduca, dibattuto a Messina.
Il processo è stato infine aggiornato al prossimo 10 giugno, per sentire altri testimoni. E per dare di nuovo spazio alla battaglia tra l’Accusa e la difesa di Cristian, che sostiene l’innocenza del ragazzo.
Già oggi l’avvocato Billè ha sottolineato tutti quegli elementi che, secondo lui, pongono molte ombre non chiarite su questa vicenda. Ha chiesto ad esempio l’acquisizione agli atti del diario di Alessandra, ritrovato in casa e sequestrato dalla Polizia. Tra le pagine degli sfoghi della ragazza, anche l’accenno a contrasti con alcune donne straniere, e alcune inquietanti affermazioni. Segnali, secondo il legale, che potrebbero esserci altri protagonisti di questa tragedia, mai venuti alla luce, o che comunque Cristian non può essere il solo indiziato del delitto.