L'ex amministrazione Accorinti ribadisce che la liquidazione è una scelta politica e non necessaria
Sulla liquidazione dell’Atm interviene l’ex amministrazione Accorinti evidenziando come si tratti di una scelta esclusivamente politica e non tecnica o necessaria.
Non a caso l’ex Consiglio comunale si era espresso nel 2016 per la revoca della precedente delibera di liquidazione invitando il segretario generale a predisporre il provvedimento, poi adottato dalla giunta Accorinti nel 2017.
Situazione critica
“La situazione finanziaria dell’azienda– scrive adesso Messinaccomuna- certamente molto critica, non porta necessariamente alla liquidazione, e gli esiti giudiziari della controversia con la Regione (pur oggetto di appello) vanno in questa direzione”
Messinacommuna ricorda come il precedente piano di riequilibrio del Comune stanziava per ATM oltre 32 milioni di euro, per coprire perdite “storiche” non garantite dal capitale sociale. Nel frattempo i bilanci aziendali (cinque su sei nel periodo 2013-2018) chiudevano in positivo, pur senza considerare il corretto rimborso chilometrico da parte della Regione.
Cifre ballerine
“Un anno fa l’amministrazione e l’attuale liquidatore (all’epoca revisore dei conti) affermò che il Comune avrebbe dovuto garantire più di quanto stanziato e, in particolare, 51 milioni. Oggi la stessa persona dichiara che il “deficit patrimoniale” al 2018 è di 32 milioni: esattamente l’importo inserito nel precedente piano di riequilibrio. Nel nuovo piano, però, viene stanziata per ATM la somma di 81 milioni: 50 di troppo. Perché? Nessuna motivazione in atti, nessuna spiegazione alla città”.
Debiti e crediti
Gli ex amministratori si soffermano poi sui debiti evidenziando come la delibera di liquidazione dell’azienda predisposta a novembre 2018 censiva debiti aziendali per complessivi 72,3 milioni, certificando che 42,9 milioni erano coperti da crediti “certi” registrati in bilancio. Il totale di debiti non coperti da crediti era dunque pari a 29 milioni. Dunque, capitale sociale netto negativo per 32 milioni ed esposizione debitoria non coperta per 29 milioni. Nel frattempo, tra il 2013 e il 2018 l’azienda definisce cinque bilanci in attivo su sei per la gestione corrente, senza considerare le entrate potenziali per la controversia con la Regione, chiuso in primo grado in favore di ATM.
Messinaccomuna ricorda poi che a proposito del contenzioso con la Regione il Tribunale in primo grado ha dato ragione all’azienda riconoscendo un credito pari ad 11 milioni, cifra che al momento copre il periodo 2012-2016 lasciando fuori le annualità 2017, 2018, 2019, cui dovrà poi applicarsi la rivalutazione del chilometraggio percorso.
No alla liquidazione
“È evidente che le risorse dell’azienda crescono- conclude Messinaccomuna- Si comprende quindi che, con una accorta azione transattiva, l’azienda ha una prospettiva favorevole di riequilibrio strutturale sia sotto il profilo patrimoniale che per la gestione corrente. Si vuole liquidare ugualmente ATM? Scelta possibile, discutibile, sbagliata, ma sicuramente politica e non necessaria, della quale andrebbero dette alla città le reali motivazioni. Sappiamo che ci sono interessi che vorrebbero fare del trasporto pubblico uno “spezzatino”, affidando ai privati le linee redditizie (dietro concessione) e lasciando al pubblico la gestione delle linee “sociali” ad alto costo e basso ritorno. Se questo è il disegno, è sbagliato, il Consiglio dovrebbe opporsi e, comunque, andrebbe dichiarato alla città”.
R.Br.