Tra le grandi città, solo Catania ha privatizzato il servizio. Ed è un disastro
MESSINA – “Gli atti del Cda di Messina Servizi e una serie di rinvii tattici sono propedeutici al regalo da 300 milioni ai privati“. Così il segretario generale della Uil Messina, Ivan Tripodi, e il segretario generale della Uiltrasporti, Michele Barresi.
“Secondo la solita narrativa deluchiana, da sempre il privato viene accolto come la panacea di tutti i mali di un servizio che in città viaggia ancora evidentemente a scartamento ridotto. In tutte le grandi realtà metropolitane con più di 200 mila abitanti la raccolta è sempre gestita dal pubblico tranne a Catania, dove si registra però un disastro in termini di raccolta differenziata attestata oggi sotto al 10%. Messina non ha raggiunto entro fine marzo l’obiettivo del 30% e sarà realisticamente impossibile raggiungere quota 65% nei tempi previsti dalla legge e questo era già ampiamente prevedibile, ma temiamo possa essere ugualmente il pretesto per giustificare alla città scelte che invece hanno ragioni e radici ben diverse”.
Tanti sono i segnali secondo il sindacato che vanno letti in un’ottica che va verso la prossima liquidazione di Messina Servizi. “Da quattro mesi , esattamente dalla defenestrazione dell’ingegnere Aldo Iacomelli, non è coperta la figura di direttore generale, nomina annunciata più volte ed individuata inizialmente nella persona dell’ingegnere Domenico Manna, dirigente del Comune di Messina, che pare però miseramente tramontata nel silenzio di tutti lasciando all’azienda una guida più politica che tecnica, anomalia – continua il sindacato – che riscontriamo in quasi tutte le società partecipate dell’era De Luca. In quest’ottica anche l’approvazione formale, senza la firma della Uil, della pianta organica dell’Azienda ha portato da un lato all’ennesimo annuncio rispetto all’assunzione di circa 39 unità lavorative, dall’altro a sostenere la presunta sussistenza di esuberi in area amministrativa, operazioni che hanno offuscato però la mancata trattazione e approvazione del piano industriale 2019-2025 che era l’unico strumento strategico che dava invece prospettiva e pianificazione futura all’azienda. Anche il ricorso al noleggio e non all’acquisto di mezzi e attrezzature è un atto che sicuramente è stato giustificato in chiave di una maggiore economia iniziale dai vertici ma che di certo non rappresenta un investimento a lungo termine o finalizzato ad incrementare il patrimonio aziendale ma a lasciarne al contrario precario ed incerto il futuro e quindi consentendo massimo spazio a prossime privatizzazioni”.
Per il sindacato, “il profilo dell’intera vicenda è più propriamente politico e la partita della gestione dei rifiuti si gioca anzitutto tra Amministrazione e Consiglio comunale, che avrà un ruolo determinante. La strategia consolidata del sindaco sappiamo è fatta di repentine accelerazioni e sembra chiaro voglia puntare tutto su una interpretazione della Legge Madia che considererebbe un atto obbligato il ricorso al mercato dopo il fallimento della Messinambiente ma si dimentica o si omette di dire – concludono Tripodi e Barresi – che la stessa legge Madia è controversa ed il “caso Messina” potrebbe non ricadere neppure nel perimetro della Madia e che la privatizzazione a nostro avviso può non essere una strada “obbligatoria” ma una scelta politica pura e semplice, per la Uil scellerata, e in cui il Consiglio Comunale deve dire la sua ed esserne consapevolmente parte attiva”.