Molto probabilmente si è trattato di un temporale di natura "supercellulare" quello responsabile dell'alluvione fra ragusano e siracusano
Sono davvero pesanti le conseguenze del disastroso evento alluvionale che ha messo in ginocchio diversi centri del ragusano e siracusano. Invece di colpire il catanese e il messinese ionico, come indicato nelle simulazioni dei principali centri di calcolo internazionali, l’area di forte maltempo, nella giornata di venerdì 25, si è spostata un 100 km più a sud, indugiando per svariate ore sul basso ragusano e sul siracusano.
La stazionarietà del fronte temporalesco, al traverso della Sicilia sud-orientale, fra le province del ragusano e del siracusano, sommandosi alla lentissima evoluzione verso nord-nord/ovest delle singole “cellule temporalesche”, ha determinato le condizioni sinottiche ideali per una alluvione lampo. L’evento alluvionale registrato ieri sera ad Ispica appare, a prima vista, senza precedenti per ciò che riguarda l’intensità di precipitazione massima oraria, che ha raggiunto i 103,8 mm/ora tra le 19:35 e le 20:35, e risulta analogo, per cumulato nelle 24 ore, a quello registrato tra 1 e 2 novembre 2011, pari in questa occasione a 210,8 mm, di cui 50,4 mm registrati in occasione delle piogge delle prime ore del giorno. La stazione di Ispica possiede una serie storica iniziata nel 1920 e l’attuale stazione in telemisura di Ispica è collocata a brevissima distanza dalla stazione meccanica tradizionale.
Alla fine la stazione meteo del SIAS di Ispica, nel ragusano, ha registrato un accumulo totale di ben 249,4 mm di pioggia caduta in sole 24 ore. Parliamo di un quantitativo di pioggia veramente “eccezionale” per una delle aree meno piovose dell’intero continente europeo, dove in media possono cadere non più di 450-500 mm annui. Questo enorme quantitativo di acqua, caduto in pochissimo tempo, ha ingrossato rapidamente i principali torrenti, provocando delle esondazioni in più punti, nelle campagne, e vari smottamenti. Le principali strade provinciali, fra il ragusano e il siracusano, nel giro di pochissime ore si sono trasformate in autentici fiumi in piena.
Dal punto di vista sinottico l’importante evento precipitativo che ha interessato il ragusano e il siracusano è stato causato dalla lenta risalita, dal basso Ionio, nel tratto di mare poco a est di Malta, di un grosso sistema temporalesco a mesoscala, molto ben organizzato, che si è rapidamente sviluppato dopo il dissipamento della “v-shaped storm” che nella serata di giovedì 24 ottobre ha interessato da vicino il basso trapanese, l’agrigentino e il ragusano, con forti temporali e nubifragi che hanno causato vasti allagamenti.
Il nuovo sistema temporalesco a mesoscala che nella serata di venerdì 25 ottobre si è velocemente sviluppato davanti la costa del ragusano ha dispensato piogge molto intense e soprattutto persistenti. Questo grosso sistema temporalesco a mesoscala è risalito lungo il lato anteriore (pre-frontale) di una circolazione depressionaria che si è posizionata fra l’alta Tunisia e l’alto Canale di Sicilia. Il suddetto sistema temporalesco a mesoscala, con molta probabilità, ancora prima di toccare terra poco ad est di Pozzallo è riuscito ad evolversi in una “supercella temporalesca”, ossia un temporale provvisto di moto rotatorio interno, causa la presenza di una bassa pressione dentro la nube temporalesca. Si tratta dei temporali più violenti esistenti.
Il “wind shear positivo”, ossia le forti variazioni di velocità e di direzione del vento man mano che si sale di quota, ha di conseguenza toccato queste strutture temporalesche imprimendo a queste significativi moti rotatori che si sono propagati fino ai medi e bassi strati. In questo frangente, l’avvezione di vorticità positiva in quota innescata dalla stessa circolazione depressionaria sul Canale di Sicilia, ha impresso una notevole rotazione ai “temporali” che nel frattempo si sviluppavano a sud-ovest di capo Passero, facendoli evolvere in vere e proprie “supercelle”, caratterizzata dalla presenza di forti correnti ascensionali roteanti, chiamati per l’appunto “mesocicloni”.
Questi temporali venivano costantemente alimentati da poderosi “updrafts” (forti correnti ascensionali) in grado di spingere la sommità della nube temporalesca a quote veramente molto elevate, oltre i 12 km di altezza, ai limiti dell’alta troposfera. Proprio al di sotto dello strato molto stabile e secco che confina con la stratosfera. Ciò ha esacerbato notevolmente anche il “gradiente igrometrico verticale” (aria molto secca sopra uno strato caldo e umido nei bassi strati) che ha reso i moti convettivi veramente esplosivi.
Difatti, dalle cronache di ieri risulta che alcuni di questi temporali siano stati accompagnati anche da rovesci grandinigeni e da una spettacolare attività elettrica, caratterizzata da innumerevoli fulmini positivi sulla parte avanzante del temporale. Come messo in evidenza dalla stessa analisi della nefodina la nube temporalesca, essendo molto imponente, presentando una altezza di oltre i 12 km, ha fatto in modo che i nuclei e i piccoli cristalli di ghiaccio presenti lungo la sommità (dove le temperature scendono abbondantemente sotto -60°C -70°C), sono stati sbalzati di colpo in su e in giù nella nube, fondendosi con altri piccoli aggregati di ghiaccio e gocce d’acqua per poi ricongelarsi nuovamente e diventare sempre più grande.
Quando la forte corrente ascensionale del temporale non è riuscita più a trattenere i pezzi di ghiaccio, perché divenuti troppo pesanti, questi sono caduti di colpo a terra, generando la grandinata. Proprio in questi casi, tutti gli aggregati delle particelle ghiacciate che non riescono a fondersi prima di raggiungere il suolo, causano spesso notevoli danni, specie alle abitazioni e alle autovetture posteggiate all’aperto.