Metroferrovia di Messina. Ora bisognerà “portare” i cittadini sul treno

Metroferrovia di Messina. Ora bisognerà “portare” i cittadini sul treno

Marco Ipsale

Metroferrovia di Messina. Ora bisognerà “portare” i cittadini sul treno

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domenica 29 Novembre 2020 - 07:00

Integrazione con Atm e accessibilità delle stazioni. I due punti chiave senza i quali rischia di saltare tutto il sistema

Dodici anni persi. Perché il biglietto unico integrato ferro-gomma, a prezzi accessibili, andava previsto già nel 2009, cioè quando la Metroferrovia di Messina iniziò il servizio. Dodici anni in cui i treni hanno viaggiato vuoti o quasi, inutilmente. Ed è normale che sia stato così visto che, ad esempio, treno e bus facevano lo stesso percorso, il primo al costo di 2 euro e 80, il secondo di 1 e 50. Idem per l’abbonamento mensile, 55 euro sul treno, 35 euro per i bus.

Dal 1. febbraio il biglietto unico

Dal 1. febbraio 2021, finalmente, andare in treno da Messina Centrale a Giampilieri e viceversa, con le otto fermate intermedie tutte nel Comune di Messina, avrà costi accessibili. 1 euro e 50 per la corsa singola, cioè lo stesso prezzo della corsa singola Atm. Ed è anche un risparmio in termini di tempo, visto che il treno impiega 30 minuti, mentre il bus “Shuttle Atm” ne impiega 40, che aumentano negli orari di punta. Con soli 50 centesimi in più si potrà poi prendere anche un bus o un tram per spostarsi in altre parti della città. E soprattutto si potranno fare abbonamenti convenienti, 35 euro al mese solo per la metroferrovia, fino a oggi 54 euro, e 55 euro per usare tutti i mezzi, una possibilità oggi inesistente.

L’incontro organizzato da Tempostretto

Dopo anni di tante parole e zero fatti, meritano un plauso i due assessori alle infrastrutture e ai trasporti, quello regionale, Marco Falcone, e quello comunale, Salvatore Mondello, che sono riusciti a portare a casa il risultato lì dove in passato tutti avevano fallito. E siamo felici di poter dire che la spinta finale è arrivata dall’incontro organizzato da Tempostretto, lo scorso 5 ottobre, quando abbiamo riunito tutte le parti in causa, preludio alle riunioni decisive.

Il coronavirus

Attenzione, però, perché la partita non è finita qui. Anzitutto siamo in un periodo condizionato dalla pandemia, che ha rivoluzionato i trasporti. Ci vorrà tempo, dunque, per arrivare a regime. E poi bisognerà risolvere gli altri problemi. Perché quello del biglietto unico integrato a prezzo accessibile era forse il principale ma di certo non l’unico.

L’integrazione con Atm

Visto che il nuovo tariffario sarà attivo dal 1. febbraio, ci sono due mesi di tempo, intanto, per pianificare una vera integrazione con Atm. Vale a dire che bus e treni non dovranno avere servizi replicati agli stessi orari ma, appunto, integrati. Le intenzioni sono buone, nella nota del Comune si legge che “si è concordato di pianificare gli orari con Atm ed è stato programmato il progressivo incremento delle corse che sarà effettuato presumibilmente a partire da giugno”.

La cultura del trasporto su ferro

Ma sarà effettuato solo se il servizio verrà finalmente usato dai cittadini. Perché questo accada bisogna “spingere” i cittadini sul treno, bisogna instillare nelle persone la cultura del trasporto su ferro, più conveniente rispetto a quello su gomma. Una cultura che c’è in molte parti del mondo ma non a Messina, perché non c’è mai stato un servizio adeguato, oppure negli ultimi anni in parte c’è stato ma a prezzi eccessivi e quindi era come se non ci fosse.

Le stazioni. Molti messinesi non sanno neanche dove sono

Un’altra questione fondamentale: l’accessibilità nelle stazioni. 6 su 10 hanno un parcheggio a servizio (Giampilieri, Ponte Santo Stefano, Galati, Tremestieri, Gazzi e Messina Centrale, anche se nell’ultima e più importante non ci sono ancora né ascensore né scale di collegamento…). Nessuna stazione è ben indicata, tanto che molti messinesi neppure sanno dove siano gli ingressi.

Messina Centrale a parte, solo 4 stazioni su 9 (Giampilieri, San Paolo, Galati e Mili Marina) sono sulla strada statale 114, quindi facilmente individuabili. Quelle di Ponte Schiavo e Ponte Santo Stefano sono sulla via Nazionale, parallela a monte della ss114.

Le tre stazioni “a mare”: Tremestieri, Contesse e Gazzi

E poi ci sono le tre stazioni a mare, le più problematiche: Tremestieri (a 150 metri da via Consolare Valeria e 300 metri dalla ss 114) e soprattutto Contesse e Gazzi, raggiungibili a piedi solo dai “temerari”. Percorsi male illuminati, isolati e spesso pieni di rifiuti. Ecco perché si era pensato di prolungare di 300 metri il capolinea sud del tram proprio fino alla stazione di Gazzi, ma non se n’è fatto nulla, ecco perché la II Municipalità chiedeva l’accesso alla stazione di Contesse a monte del sottopasso, ma anche in questo caso niente.

Non si può pensare che i cittadini usino queste fermate se non si rendono ben accessibili. E se non lo si fa, rischia di saltare tutto il sistema.

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Un commento

  1. prima del biglietto integrato,fornire le fermate di illuminazione sorveglianza e sicurezza,pubblicizzare .il resto….chiacciere da anni.

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