Al Teatro V.E. di Messina una valida rappresentazione a cura di giovanissimi artisti
Valente rappresentazione, andata in scena al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, scritta e interpretata da Valerio Castriziani, Melania M. Codella e Tommaso D’Alia, sotto la direzione di Silvia Parasiliti Collazzo. Musiche di Flavio D’Agostino, scenografia di Silvano Lab and Mario’s Studio, foto di Erica Verdicchio. In collaborazione con la Compagnia Controtempo Theater.
Ci troviamo in quella dimensione sfumata…di passaggio, cioè, che non è ancora rappresentazione dell’esistenza…apprestandosi ad esserlo, ma non è più vita, e l’aver indagato e posto il focus su di essa è di certo insolito e pregevole.
Il buio non regna dietro le quinte, già illuminate…., il sipario è già aperto e consente l’immersione totale dello spettatore nei meandri, di solito preclusi, un attimo prima dell’incipit della magia del teatro.
Peraltro l’intitolazione rimanda all’ordine tecnico che il direttore di scena impartisce all’elettricista teatrale prima della richiesta che precede l’apertura del sipario, “Buio in sala”, e rientra nel cd. glossario di termini teatrali.
Si convoca la “mezza sala”, il palco è in attesa, ma accadimenti strani potrebbero bloccare lo spettacolo “Romeo e Giulietta”: una mise en scene disastrata, come i destini dei suoi famosi personaggi….fra sparizioni, complicanze, imprevisti, si procede, però, i toni sovente brillanti virano a tratti verso il grottesco, il clownesco, poi, a celare, senza riuscirci del tutto, la precarietà esistenziale, con il caso che conduce le vite, che si riverbera su tutto, fra luci e ombre, accadimenti lieti e rovinosi….come nel teatro della vita.
I tre attori, intanto, tentano, attraverso il semplice cambio di indumenti e accessori, di passare da un ruolo all’altro della celeberrima tragedia.
Immaginazione liquida, disguidi che la fanno da padroni, le luci della ribalta che si alternano al buio, con le microstorie narrate a pretesto della ratio sottesa dello spettacolo tout court. La vita reale sembra difficilmente separabile da quella professionale e il sogno di un amore impossibile è pur esso di difficile perseguimento.
Gli interpreti, la strampalata Codella, il saputello Castriziani e il brillante D,Alia, giovanissimi e validi, sono espressione di un teatro di nuova generazione, volto al rinnovamento, e hanno redatto anche lo script, convincente, e tale elemento ha con ogni evidenza corroborato la resa delle rispettive parti. La regia, della Parasiliti Collazzo, ben calibrata, tiene la piece in equilibrio, evitando eccessi e mantenendo un ritmo sempre godibile.
Un plauso a questa piccola opera, quasi fumettistica, risultanza indubbia di sotteso lavoro di squadra di energie artistiche novelle, che il numeroso pubblico ha salutato con partecipato entusiasmo. Buona la prima, dunque! In ispecie quando vorrebbe essere dissacrante, ma senza volutamente intaccare la sacralità del teatro.