Una signora racconta la sua esperienza: "Servono corsie preferenziali, nelle prenotazioni, per chi vive questo tipo di problemi"
MESSINA – “Mia sorella è una paziente oncologica ed è in cura in una struttura privata di Messina. Sta facendo chemioterapia. Quando termina il ciclo, la clinica procede con i vari esami, compresa la Tac. Lei è ora a metà di questo percorso. Dato che non si sente bene, mi ha chiesto di prenotare una Tac in anticipo, anziché aspettare di terminare la chemioterapia. In clinica la fanno al termine di tutti i cicli, ricoverandola. Da qui le difficoltà a prenotare questa visita da esterna. Ma i malati oncologici dovrebbero avere la priorità”. A parlare è una signora che sta seguendo, con partecipazione emotiva e sensibilità, il percorso clinico della sorella.
“Va pure compreso lo stato d’animo dei pazienti oncologici e dei loro familiari”
Continua la donna, che ha contattato Tempostretto: “Il medico di famiglia mi ha prescritto la Tac, evidenziando l’urgenza, differibile entro 72 ore. Una Tac all’addome, al torace, lì dove ci sono i problemi. Da parte mia, ho chiamato il Cup, Centro unico prenotazioni, e la prima disponibilità era a fine maggio. Ma come può essere che i pazienti oncologici non abbiano una corsia preferenziale? Due mesi d’attesa, in queste condizioni, sono troppi. Allora io ho contattato tutte le strutture di Messina. C’era chi non mi rispondeva e chi mi confermava tempi lunghi… Nel caso di una clinica (Iomi di Messina, n.d.r.), la mia voce accorata ha fatto breccia e, siccome è senza mezzo di contrasto, chi ha risposto al telefono è riuscita a inserire la Tac in questi giorni. Ho avuto la fortuna d’imbattermi nella persona giusta. Va compreso anche lo stato d’animo di mia sorella. E quello di noi familiari. Invece di aspettare tre mesi e mezzo, per il ricovero e gli esami, vogliamo capire ora qual è la situazione e se la chemioterapia sta funzionando”.
In questo periodo, abbiamo raccontato casi allarmanti, come le visite oncologiche cancellate all’ultimo momento. E i problemi delle attese lunghe e del rafforzamento della sanità pubblica vanno affrontati in modo organico dalla politica regionale e nazionale.
Altro tema centrale è quello della sanità territoriale, che stenta a decollare, con presidi alternativi ai già presi d’assalto pronto soccorsi. Serve un cambio di passo, insomma. E, nel frattempo, continuiamo a invitare lettrici e lettori a raccontare la loro esperienza: mail a info@tempostretto.it; segnalazione WhatsApp al 266.8726275.
“La necessità di una sinergia tra operatori sanitari e informazione”
Sull’argomento è poi intervenuto il professore Antonio Bottari, responsabile Uos (Unità operative semplici) di Radiologia interventistica del Policlinico universitario di Messina. E ha fatto alcune precisazioni, traendo spunto dall’articolo. “Credo fermamente che il ruolo degli operatori sanitari sia anche quello di educare i pazienti e che la sinergia con gli organi di informazione sia un aiuto indispensabile”, ha sottolineato il medico.
Rendiamoci conto che il Servizio Sanitario è stato smantellato, al cittadino non rimane che morire. Le priorità per i politici sono gli appalti e le consulenze del Ponte. Ricordiamolo quando andiamo a votare.
Perché un vostro giornalista non va a Palermo a chiedere che fine hanno fatto i fondi per lo smaltimento liste d’attesa?