Ai domiciliari il 39enne Marco Molluso, nipote del presunto boss d'origine platiese "Gesu". E la società di calcio di serie D in cui allenava lo "scarica"
REGGIO CALABRIA – Questa sì, è un’impresa da alloro olimpico. E, un po’ paradossalmente, compiuta senza neanche dare il tempo al padel di pavoneggiarsi, in grande spolvero, come nuovo sport ammesso alle prossime Olimpiadi…
Sequestrati impianti per 700mila euro di valore
In relazione agli sviluppi di un’inchiesta della Direzione investigativa antimafia di Milano, coordinata dalla pm antimafia meneghina Silvia Bonardi, il 39enne imprenditore Marco Molluso è stato arrestato e posto ai domiciliari per false fatturazioni e autoriciclaggio su disposizione del giudice per le indagini preliminari Anna Calabi.
E poi loro, otto meravigliosi campi da padel – per un controvalore da 700mila euro – sono finiti sotto sequestro alla Barona, storico quartiere del capoluogo lombardo.
Di certo, stiamo parlando dello “sport del momento”; un momento che dura da qualche anno ormai.
Ma a quanto pare nel suo sviluppo ha un qualche ruolo (come praticamente in ogni attività economica, del resto) la ‘ndrangheta: a tal punto che la stessa inchiesta è la gemmazione degli accertamenti compiuti nei confronti di un affiliato alla “locale” di Corsico, alle porte di Milano, arrestato nel 2010 nel contesto della famosissima operazione antimafia Infinito e poi condannato in via definitiva.
Campi realizzati abusivamente e senza autorizzazioni
Del resto, il cognome Molluso qualcosa vorrà pur dire… Stiamo parlando degli epigoni di una ‘ndrina platiese che, largamente trapiantata nel Settentrione, ha fatto sì che Buccinasco fosse denominata “la Platì del Nord”. Una delle società riconducibili ai figli dell’affiliato – le cui generalità non vengono per ora declinate dagli investigatori – avrebbe avuto un ruolo-chiave nella costruzione degli otto campi da padel ora sotto sequestro all’interno del centro sportivo comunale “Sant’Ambrogio”, «assegnato in concessione a una società dilettantistica milanese».
Impianti “congelati” anche perché «edificati abusivamente e senza alcuna preventiva autorizzazione da parte dei competenti uffici», ha appurato la Direzione investigativa antimafia.
Questo, «dopo aver sottoscritto un contratto di prestazione d’opera (risultato poi inesistente) con la società che gestisce in concessione il centro sportivo» avrebbe «finanziato e costruito i campi da padel, potendo contare su profitti illeciti derivanti dalla commissione di numerosi reati fiscali, con l’obiettivo di partecipare agli incassi derivanti dal loro noleggio ai cittadini».
Nipote di “Gesu” Molluso e al centro di una frode da 1,5 milioni
Peraltro Molluso, calciatore dilettante e allenatore della Castanese – la squadra di Castano Primo, luogo non lontano da Busto Arsizio e a un tiro di schioppo da Novara – non era uno sconosciuto a “certi ambienti”; anzi. Marco Molluso è infatti il nipote di Giosafatto “Gesu” Molluso, secondo una sentenza definitiva vero capobastone della ‘ndrangheta nel Nord Italia.
Nel solo biennio 2020-2021, secondo quanto fa sapere la Dia, la società di Marco Molluso in questione sarebbe stata «al centro di una frode fiscale da oltre 1,5 milioni di euro» imperniata su emissione e uso di fatture false, «con indebita detrazione d’Iva».
Intanto, la società di calcio lo “scarica”
Insomma, come finirà questa nuova pagina giudiziaria per i Molluso di Platì lo si scoprirà solo più avanti.
Invece, non c’è bisogno d’attendere per sapere com’è finita tra mister Molluso e i neroverdi della Castanese: la società, si legge in un comunicato, «ha appreso esterrefatta quanto pubblicato attraverso gli organi di stampa circa il presunto coinvolgimento in attività illecite del mister della prima squadra, Marco Molluso. A fronte di ciò, nell’immediatezza e a titolo cautelativo, la società comunica d’aver provveduto a sollevare il predetto dall’incarico sportivo».
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