Il Comprensorio del Mela ha solo vocazione industriale

Il Comprensorio del Mela ha solo vocazione industriale

Il Comprensorio del Mela ha solo vocazione industriale

giovedì 09 Aprile 2009 - 21:31

Questo il grido d’allarme dell’ISDE

“Ancora una volta il diritto di autodeterminazione dei Cittadini del Comprensorio del Mela è stato vanificato grazie alle lobby politico-imprenditoriali che trovano modo per progettare ed avviare i processi autorizzativi senza dare le corrette informazioni ai Cittadini. Infatti solo grazie alle notizie di stampa che, come sempre ormai, precedono qualsiasi fase di pianificazione di progetti riguardanti il territorio, si viene a conoscenza di piani di ulteriore industrializzazione pesante a carico del Comprensorio”.

E’ questa la denuncia dell’ISDE (associazione medici per l’ambiente), che giunge dal referente provinciale, Dott. Giuseppe Falliti.

“I Cittadini di Pace del Mela- spiega Falliti- organizzano giustamente riunioni e manifestazioni per opporsi ai progetti di capannoni dell’ESI di Contrada Gabbia e, nel frattempo, i Sindaci di Milazzo e San Filippo del Mela non rendono adeguatamente pubblici i progetti presentati dalla Raffineria di Milazzo per la costruzione della seconda bomba ad idrogeno nell’area del Mela”.

Il territorio del Mela, già penalizzato e fin troppo martoriato, è vittima di interessi che non tengono in considerazione degli elementari diritti alla salute, alla sicurezza ed alla vivibilità dei Cittadini. “Poiché è iniziato- continua Falliti- il finto processo democratico che illude i Cittadini che possano avere il diritto di scelta presentando anche corpose osservazioni contrarie per ulteriori industrializzazioni pesanti agli Organi competenti, ISDE e WWF ritengono come unica strada percorribile quella della mobilitazione popolare.I Cittadini devono scegliere perché scegliere significa vivere”.

Falliti ci spiega che L’ISDE più volte ha ribadito che il sito industriale di Milazzo/Giammoro/San Filippo del Mela rappresenta un’area ad elevato rischio incidentale ed ambientale, dove sono localizzate diverse industrie a rischio di incidente rilevante, ed in trent’anni di massiccia industrializzazione la popolazione non è mai stata messa al corrente dei piani di emergenza esterni (Direttiva Seveso I e II); inoltre l’area del Mela è stata riconosciuta a livello nazionale come “area critica ad elevata concentrazione di attività industriali”, ai sensi dell’articolo 13 del D.Lgs. 334/99; e poi va ricordato il D.M. 9 maggio 2001, n. 151 (“Requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante”) che, in attuazione dell’articolo 14 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, “stabilisce requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione urbanistica e territoriale per le zone interessate da stabilimenti soggetti agli obblighi di cui agli articoli 6, 7 e 8 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334, con riferimento alla destinazione ed all’utilizzazione dei suoli, al fine di prevenire gli incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose e a limitarne le conseguenze per l’uomo e per l’ambiente e in relazione alla necessità di mantenere opportune distanze di sicurezza tra gli stabilimenti e le zone residenziali per:

a) insediamenti di stabilimenti nuovi; b) modifiche degli stabilimenti di cui all’articolo 10, comma 1, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334; c) nuovi insediamenti o infrastrutture attorno agli stabilimenti esistenti, quali ad esempio, vie di comunicazione, luoghi frequentati dal pubblico, zone residenziali, qualora l’ubicazione o l’insediamento o l’infrastruttura possano aggravare il rischio o le conseguenze di un incidente rilevante.

Per cui- termina Falliti- nel ribadire questa posizione si chiede di dire “NO ad ulteriore industrializzazione”.

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