Le indagini nell’area a rischio della valle del Mela

Le indagini nell’area a rischio della valle del Mela

Sframeli Serafina Serena

Le indagini nell’area a rischio della valle del Mela

sabato 02 Maggio 2009 - 08:49

L’Oms presenta i risultati dello studio

Si è svolto prima della festività del 1 maggio, nell’aula consiliare del Comune di Milazzo, l’incontro pubblico promosso dall’Oms, dalla Regione Sicilia e dal Comune di Milazzo per illustrare i risultati dell’indagine epidemiologica condotta nel territorio di Milazzo e nella valle del Mela.

I lavori sono stati aperti dal saluto del vicesindaco di Milazzo, Franco Cusumano, il quale ha sottolineato l’importanza della riunione finalizzata a fornire corrette informazioni sulla situazione ambientale, attraverso dati certi e non sensazioni.

Sulla stessa linea l’intervento degli assessori all’Ambiente del Comune, Marco Rondone e della Provincia, Pietro Petrella, i quali, nell’evidenziare il ruolo dell’Ufficio speciale aree ad alto rischio, hanno ribadito la necessità di mantenere alta l’attenzione sul territorio, al fine di assicurare una costante pubblicizzazione dei dati alla popolazione.

Dopo gli interventi del direttore dell’Ufficio speciale, Antonino Cuspilici, del direttore sanitario Manlio Magistri, che si è soffermato sul supporto dell’Asl nelle indagini svolte sul territorio dall’Oms e dello stesso rappresentante dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Marco Martuzzi, che ha esposto le linee guida del progetto dell’Oms sulle aree a rischio della Regione Siciliana, si è passati alla fase vera e propria di presentazione dei risultati con le relazioni programmate.

Il dottor Salvatore Scondotto, dell’Osservatorio epidemiologico regionale ha illustrato l’esito dell’indagine condotta sulle aree a rischio ed in particolare a Milazzo.

“ L’analisi – ha affermato – si basa, per la prima volta in Sicilia, oltre che sui dati di mortalità, che costituiva la fonte fino ad oggi più comunemente utilizzata, anche sul monitoraggio dei ricoveri ospedalieri, attraverso le Schede di Dimissione Ospedaliera. Tale strumento innovativo può consentire in maniera più tempestiva una descrizione aggiornata della diffusione anche di patologie croniche o a bassa letalità”.

“Sono stati considerati- prosegue Scondotto- tutti i ricoveri avvenuti tra il 1° gennaio 2001 e il 31 dicembre 2006 nella stessa regione o in regime di mobilità in altre regioni d’Italia.

L’area in studio è stata comparata con i comuni limitrofi e con la regione attraverso il calcolo dei rapporti standardizzati di mortalità (SMR) e di morbosità (SHR) stratificando per genere e per causa; nel confronto con la regione si è anche tenuto conto dell’indice di deprivazione (corrispondente al livello socioeconomico) che costituisce uno dei fattori che può incidere maggiormente sugli esiti di salute. Sono state prese in considerazione 26 patologie non tumorali e 27 cause tumorali diverse”.

Tra le tre aree dichiarate a rischio ambientale della Sicilia quella di Milazzo presenta un profilo di mortalità e morbosità complessivamente non allarmante, dove tuttavia si segnalano alcuni eccessi degni di attenzione. La mortalità generale non presenta valori che si discostano significativamente da quella dei comuni limitrofi.

Tra le 53 cause di morte indagate per ciascun sesso le patologie le cui frequenze si discostano significativamente in eccesso dall’atteso sono complessivamente 5 (2 negli uomini e 3 nelle donne).

E’ in ogni caso importante prestare attenzione alle categorie risultate in eccesso significativo: negli uomini (Tumore alla laringe: + 200%; Malattie cerebrovascolari + 25%) e nelle donne (Mal. Cerebrovascolari + 15%; malattie respiratorie +35%; sintomi maldefiniti + 55%).

Viceversa per altre 5 condizioni è stata rilevata una frequenza significativamente più bassa: (uomini: mal. infettive – 63%; mal. respiratorie croniche – 29%; mal. ischemiche del cuore – 20%) e donne: – 32% mal. ischemiche del cuore).

Ha concluso suggerendo la necessità di garantire una sorveglianza epidemiologica continua con l’utilizzo delle fonti informative correnti rese oggi disponibili a livello regionale e che si proceda con la progettazione di studi epidemiologici analitici, così che possano essere approfonditi i possibili aspetti eziologici suggeriti dallo studio.

Il prof. Annibale Biggeri dell’Università di Firenze ha invece fornito il rapporto dell’indagine condotta sulla salute respiratoria dei bambini della valle del Mela.

“Gli studi condotti sulla salute respiratoria dei bambini residenti nella Valle del Mela tra aprile 2007 e aprile 2008 – ha detto – mostrano un’associazione tra livello di inquinamento dell’aria, funzionalità respiratoria e infiammazione bronchiale in bambini con sintomi di tipo asmatico. Sono alterazioni che insorgono a seguito di picchi di inquinamento nell’arco di uno o due giorni. Sono riferibili sia alle polveri ultrafini PM2,5 che mostrano nell’area alte concentrazioni, sia all’anidride solforosa che ha un’origine di tipo industriale con “tipici eccessi orari”.

Ha anche detto che “nell’area a rischio di Milazzo – Valle del Mela si sono registrate nel corso della campagna di misurazioni che accompagnavano lo studio epidemiologico importanti differenze territoriali nella concentrazione degli inquinanti gassosi:

• Per l’anidride solforosa, di origine prevalentemente industriale, si sono registrati valori superiori a 20 mcg/mc a Milazzo, Gabbia, Giammoro e Archi;

• Per il biossido di azoto si sono registrate concentrazioni superiori al valore limite di 40 mcg/mc che deve essere raggiunto entro il 1 gennaio 2010 (DM 60/2002 e Direttiva europea 2008/50/Ce), ad Archi;

• Per le polveri fini (PM2,5) si sono registrate concentrazioni alte con una media di 23 mcg/mc. In 22 giorni su 100 monitorati si sono osservati valori superiori a 30 mgc/mc. Nella Direttiva europea 2008/50/Ce come valore-limite per il PM2,5 viene indicato, a decorrere dal 2020, un limite normativo per la salute umana di 20 mcg/mc.

Biggeri, concludendo ha fornito delle raccomandazioni sia alle autorità locali, sia ai medici di base e al sistema sanitario, ma soprattutto alle “autorità ambientali e al sistema industriale” che dovrebbero avviare una serie di azioni quali.

• La messa a punto di un piano di sorveglianza ambientale attraverso un censimento delle emissioni presenti sul territorio.

• Il contenimento delle emissioni e applicazione delle migliori tecnologie disponibili (BAT), con indicazione di obiettivi di qualità, tenendo in conto la salute della popolazione, anche al di sotto dei limiti di legge.

• L’esame di inquinanti non considerati nello studio sulla salute respiratoria nei bambini. Dato l’assetto produttivo della zona, inquinanti organici persistenti, come policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani, policlorobifenili, idrocarburi policiclici aromatici e inquinanti inorganici (metalli pesanti Pb, As, Cd, Ni, V, Hg, ecc.) sono di particolare interesse.

• Il monitoraggio di altre matrici ambientali nelle quali possa avere avuto luogo diffusione degli inquinanti (per es. i suoli agricoli e pascoli e bioindicatori animali).

• L’identificazione di un “punto di zero” ovvero di un momento preciso dopo il quale le misurazioni siano consistenti e comparabili.

• La riqualificazione ambientale che integri in modo organico interventi atti a ridurre le altre fonti di pressione ambientale (il porto marittimo e il traffico stradale)

Il prof. Guido Signorino dell’Università di Messina ha presentato invece lo studio relativo alla “Percezione del rischio degli abitanti della valle del Mela”, avvenuto attraverso la consegna di questionari alla popolazione contenenti varie tipologie di domande.

“È risultato – ha detto – che, con una elevata significatività statistica, in relazione ai rischi di: malattie gravi, disoccupazione, catastrofi industriali, le donne si rivelano più preoccupate degli uomini, le persone meno istruite più preoccupate delle persone più istruite e le persone con figli (le madri, in particolare) più preoccupate delle persone senza figli.

Nello specifico con particolare riferimento al territorio di Milazzo, si riscontra in questa area una peculiare sensibilità alle tematiche ambientali ed alla connessione tra degrado ambientale e salute umana, ma anche un basso grado di fiducia istituzionale”.

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