Pesante sentenza del Tar sulla scuola di San Giovanni

Pesante sentenza del Tar sulla scuola di San Giovanni

Serena Sframeli

Pesante sentenza del Tar sulla scuola di San Giovanni

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sabato 17 Gennaio 2015 - 15:09

Dopo anni, arriva la sentenza del Tar di Catania che ha riconosciuto le ragioni della ditta D’Amico Rosario e degli eredi Faranda, che avevano fatta causa al Comune per il risarcimento danni in seguito a occupazione illegittima degli immobili.

Una scuola costruita su un terreno occupato in maniera illegittima. Nuovi problemi all’orizzonte per il Comune di Milazzo, che dovrà indennizzare i proprietari dei terreni sui quali ha realizzato la scuola elementare “Domenico Piraino” di via Trimboli, nel quartiere San Giovanni.

Il Tar di Catania, con sentenza 2599/2013 ha riconosciuto le ragioni della ditta D’Amico Rosaria e degli eredi Faranda, che avevano fatto causa nei confronti del Comune per ottenere il risarcimento dei danni in seguito a occupazione illegittima degli immobili. Il Tribunale amministrativo ha condannato quindi il Comune di Milazzo “a restituire ai ricorrenti previa riduzione in pristino, l'immobile occupato e a risarcire il danno per l'occupazione illegittima, ovvero in alternativa ad acquisire il bene e risarcire il danno derivante dall'occupazione illegittima”.

Con la delibera di giunta del 31-12-2014, la giunta municipale ha così dato incarico agli uffici di operare una preliminare valutazione dei costi degli immobili e procedere all’acquisizione degli stessi, alla luce “dell’interesse esistente e in virtù del fatto che l’eventualità di restituzione dell’opera pubblica deve essere assolutamente scongiurata”. In altra parole, va trovata una soluzione per salvare la scuola. Nella delibera si legge anche che “ si riserva di indicare i fondi di bilancio comunale che eventualmente si renderanno necessari per dare copertura finanziaria ai costi di acquisizione degli immobili; senza dimenticare che, visto il dissesto economico finanziario, “ si dovrà tenere conto, nei termini e nei limiti degli approfondimenti che si rendano necessari, delle competenze dell’Organismo Straordinario di liquidazione.

La storia della scuola di via Trimboli risale all’inizio degli anni ’90, quando l’Amministrazione di allora interviene per risolvere il problema dei doppi turni nelle scuole dell’obbligo; grazie a dei fondi statali viene pianificata la realizzazione di tre edifici scolastici: a Ciantro, a San Pietro e in via Trimboli, nel quartiere di San Giovanni.

Nel 1992 il consiglio comunale approva una delibera per acquisire, nell’odierna via Trimboli, “fondi privati specificamente destinati dal Prg ad edilizia scolastica”, riconoscendo il vincolo della pubblica utilità; viene avviata dagli uffici la procedura, ma poco prima di arrivare alla delibera di esproprio c’è uno stop: la direzione lavori dell’opera comunica al Comune la necessità di una variante al progetto, che prevede una maggiore area da espropriare.

Per evitare interruzioni ai lavori, viene prodotta anche una scrittura privata dei proprietari dei terreni che autorizzavano il Comune ad occupare quell’ulteriore piccola porzione di fondo. I lavori vanno avanti, la scuola viene ultimata ed inaugurata, e viene realizzata anche la palestra. Parte qui però il contenzioso tra il Comune e privati sulle somme da corrispondere per l’acquisizione dei terreni: i privati chiedono un valore maggiore per quelle aree, senza considerare il problema della particella aggiuntiva che il Consiglio comunale non aveva previsto nell’esproprio.

Gli uffici comunali completano le procedure col deposito vincolato della somma di 142 milioni di vecchie lire a titolo di indennizzo. La mancata intesa determina il ricorso al Tar dei D’Amico-Faranda, che non presentano neppure l’istanza per ottenere i soldi accantonati dal Comune. Dopo tanti anni arriva, quasi in maniera inaspettata, la pronuncia dei giudici che diventa un enorme macigno per il Comune.

Serena Sframeli

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