Minacciato di morte dopo la causa di lavoro, in 2 già scarcerati

Minacciato di morte dopo la causa di lavoro, in 2 già scarcerati

Alessandra Serio

Minacciato di morte dopo la causa di lavoro, in 2 già scarcerati

venerdì 14 Giugno 2024 - 18:30

Concessi i domiciliari all'ex datore di lavoro dell'uomo e il "malandrino" accusato di aver minacciato la vittima. Tre giorni fa gli arresti

E’ durato davvero poco il soggiorno dietro le sbarre di Letterio Di Giorgio Giannitto e di Carmelo Crinò, arrestati mercoledì scorso con l’accusa di aver minacciato un ex dipendente della ditta di Giannitto, dopo la causa di lavoro intentato da quest’ultimo. La giudice Ornella Pastore ha accolto l’istanza dell’avvocato Carmelo Occhiuto, difensore di Di Giorgio Giannitto, e ha concesso i domiciliari all’81enne per motivi di salute. Dopo averlo interrogato, la giudice ha scarcerato anche il 77enne Crinò, su istanza dell’avvocato Decimo Lo Presti. Crinò, condannato e considerato dagli investigatori organico al clan di Barcellona, ha risposto a tutte le domande parlando di millantato credito.

I faccia a faccia col giudice

Oggi intanto sono stati interrogati dalla giudice per le indagini preliminari anche l’81enne e il figlio Ivan Di Giorgio Giannitto, posto ai domiciliari qualche giorno fa. Entrambi accompagnati dall’avvocato Occhiuto, anche loro hanno negato le minacce. Il difensore annuncia il ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere la liberazione di entrambi.

La denuncia

L’arresto è arrivato dopo l’indagine dei Carabinieri, partita con la denuncia della presunta vittima. L’ex dipendente della ditta dei Giannitto aveva intentato loro causa davanti al Tribunale del lavoro, chiedendo oltre 500 mila euro a titolo di spettanze e contributi non corrisposti per oltre 20 anni di attività. Dopo l’avvio del processo, ha raccontato l’ex dipendente ai militari e al sostituto procuratore della Distrettuale Antimafia Francesco Massara, titolare del caso, è stato avvicinato dai due ex datori di lavoro che lo avrebbero pesantemente minacciato perché ritirasse la denuncia. E anche Crinò lo avrebbe avvicinato, facendo leva sui suoi “11 anni di carcere”. Inoltre, sarebbe stato intimidito anche un testimone a suo favore.

2 commenti

  1. Corretto, con le leggi italiane per rimanere in carcere gli dovevano sparare sul serio, non minacciarlo, come si dice prevenzione dei reati.

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  2. Nstwviva , nemmeno se gli avessero sparato questi erano oggi in carcere! Coi questa magistratura buonista e leggi altrettanto garantiste,dentro si mettono solo chi si difende da aggressioni o rapine,non i delinquenti veri!

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