Le morti di tumore nella Valle del Mela: una strage silenziosa, che non fa notizia, lasciata alla solitudine di una comunità inascoltata.
Oggi ne ho vista un’altra sa?
Più giovane di me, mamma di due bambini, bella, forte, determinata e col foulard in testa.
L’ho vista sa signor Presidente, e non l’avevo nemmeno riconosciuta.
I suoi capelli erano bellissimi, lunghi, scuri, lucenti.
E non ci sono più.
Minchia signor Presidente!
Noi quaggiù siamo stanchi, incazzati, tremendamente incazzati.
Abbiamo quasi paura di chiedere.
Come stai? Io bene… mia sorella, mia cugina, mia mamma, mio zio, mio padre…purtroppo…
E ci arriva un pugno nello stomaco.
E ascoltiamo quei racconti tutti uguali.
Adesso parte per Milano, o è a Taormina, o forse va a Firenze.
Minchia signor Presidente!
In un solo giorno ne ho incontrate tre.
La mia amica forte, quella che ha vinto la guerra e adesso ha i capelli bianchi con qualche filo azzurro.
Fata Turchina la chiamo, perché sorride e il suo sorriso è una magia della vita.
La mia amica guerriera che non si è mai fermata un attimo, sta ancora combattendo.
I suoi capelli stanno ricrescendo, bianchi anche i suoi, ma a me sembra più bella.
La mia compagna delle elementari, la più bella di tutte, che si è portata il foulard in testa per mesi e che adesso ha un bel taglio cortissimo che sembra un’attrice.
Minchia signor Presidente!
Ci sono loro ma ci sono anche tutti quelli che non ci sono più.
Ci sono i papà che non ce l’hanno fatta, i giovani con tutta la vita davanti, i bambini.
Minchia signor Presidente!
Ci sono anche i bambini!
I bambini, si rende conto?
Quaggiù si muore signor Presidente, e nessuno sembra accorgersene.
Cosa vuole che ce ne importi della vostra stupida TAV, di Salvini e del suo processo che non ci sarà, di Di Maio e del suo reddito di cittadinanza?
Lo sa come ci chiamano qui signor Presidente?
La via delle signore con le parrucche!
Minchia signor Presidente!
Noi le parrucche le vogliamo mettere solo se ci va, a Carnevale, per scherzare, per vivere.
Non le vogliamo mettere per far paura al mostro!
Dove siete? Cosa aspettate?
E’ una strage, signor Presidente.
Silenziosa, che non fa notizia.
Perché quaggiù, nella Valle del Mela, le parrucche nemmeno le mettiamo più!
Andiamo in giro col foulard.
Coloratissimo, signor Presidente.
Perché forse, se capitaste da queste parti, di tanti fazzoletti colorati potreste anche accorgervi…
Minchia, signor Presidente!
P.S.: ho scritto queste righe in un momento di grande rabbia e appositamente ho mutuato il titolo di una famosa canzone di Giorgio Faletti, “Minchia signor tenente”.
Trattava un tema diverso quella canzone, ma era anche quella una guerra.
Anche quella, ambientata in Sicilia.”
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Scritto esattamente un anno fa.
Drammaticamente attuale…
Antonella Pavasili©️