L'unità procede al rimorchio in direzione Messina e dovrebbe raggiungere lo Stretto alle prime luci dell'alba
Una notizia che non ti aspetti. Come pubblicato dal portale Trasportisullostretto.it, sarebbe ormai immenente dopo mesi di attesa l’arrivo a Messina della nave traghetto Logudoro (gemella di Villa e Scilla, nella foto). L’unità, proveniente da Napoli dove è stata oggetto di appositi interventi di trasformazione e riclassificazione, procede attualmente nel basso Tirreno al traino del rimorchiatore Bino e dovrebbe raggiunge lo Stretto alle prime luci dell’alba (inizialmente l’arrivo era stato previsto nel tardo pomeriggio di oggi).
La nave, che fino al 2008 ha operato sulla soppressa “rotta sarda” tra Civitavecchia e Golfo Aranci, andrà a rimpinguare il naviglio ferroviario in servizio tra Messina e Villa San Giovanni. Ma non solo. L’arrivo della Logudoro sancisce la definitva alienazione delle unità Rosalia, Reggio (ex Razzoli) e Mongibello (ex Budelli), così come previsto dal bando di gara pubblicato da RFI il 26 luglio scorso (si veda il documento allegato in basso).
Il bando prevede l’individuazione di un mediatore marittimo per la vendita e/o la vendita a rottame delle tre n/t. Gli importi sono i seguenti: 30.000 € per la Rosalia (anno di costruzione 1972), 40.000 € per la Reggio (1988), 20.000 € per la Mongibello (1987). Al mediatore, inoltre, verrà riconosciuta una provvigione pari al 3% del valore della vendita di ciascuna nave più una provvigione fissa di 10.000 € cadauna.
Si chiude così uno dei peggiori investimenti mai realizzati sullo Stretto dal vettore pubblico. Nel 2005 la Razzoli e la Budelli erano state acquistate dalla Enermar in cambio delle piccole ma efficienti bidirezionali Pace e Agata. Le due “nuove” navi, sottoposte ad un restyling generale con modifiche ai portelloni di carico ed agli interni – diventarono ben presto famose per la scarsa manovrabilità, i frequenti incidenti e le continue avarie che culminarono, nell’estate del 2008, con il fermo a tempo indeterminato della Budelli da parte della Capitaneria di Porto di Messina, a causa delle carenze igieniche e tecniche riscontrate a bordo della nave durante alcuni controlli.
Le unità Pace e Agata, al contrario, svolgono ancor oggi un puntuale servizio di collegamento sulle coste della Sardegna, tra Palau e La Maddalena, distinguenosi per la loro affidabilità.
Nonostante tutto la perdita della Reggio, anche alla luce della perdurante inoperosità della Mongibello, spiana ulteriormente la strada all’attività dei privati su un settore, quello del traghettamento gommato, ritenuto ampiamente il più remunerativo. Una mossa che potrebbe inserirsi a pieno titolo tra quelle già contestate, nel tempo, al Gruppo FS e che vedeno una progressiva dismissione del naviglio statale operante sullo Stretto.
Flotta pubblica che, peraltro, raggiungerebbe così il suo nuovo minimo storico dall’ultimo dopoguerra ai giorni nostri. Ma sia ben chiaro: le attuali navi ferroviarie (due in linea e una di riserva) sono più che sufficienti a garantire il trasporto di quei treni tra la Sicilia e il Continente ormai sempre di meno e sempre più vecchi. Per il gommato si vedrà.
(foto G. Russo)
Gli amministratori della res publica devono operare con la diligenza del buon padre di famiglia. Avere venduto due navi buone per due scassoni arruginiti mi puzza. Ma nessuno in Procura ha mai pensato che, quanto meno, la scelta fu tecnicamente errata? Il danno causato non dovrebbe essere refuso? E la Corte dei Conti che fa?