La sentenza del Tar. Il presidente non condivide il procedimento ma spiega che l’ente si adeguerà
“Deve ritenersi certamente violato il termine di conclusione del procedimento e deve ritenersi ingiustificata l’inerzia tuttora mantenuta dall’amministrazione resistente… Va assegnato il termine di 120 giorni dalla comunicazione della presente sentenza, entro il quale l’amministrazione dovrà esitare l’istanza con provvedimento espresso”.
Il Tar di Catania ha accolto il ricorso presentato da Diano spa in merito alla richiesta di risposta sull’istanza di concessione per la realizzazione di un nuovo molo a Pentimele, frazione nord di Reggio Calabria.
Il passaggio di competenze
L’avvio dell’iter risale addirittura al 2013 ma l’istanza era stata presentata alla Capitaneria di porto di Reggio, allora competente, mentre dal 26 novembre 2019 è subentrata l’Autorità Portuale dello Sretto di Messina. Nel 2020, allora, la Diano aveva presentato una nuova richiesta di concessione, finora senza risposta.
Un’altra richiesta, in area limitrofa, è arrivata da Caronte e Tourist. In questo caso l’Autorità Portuale aveva risposto negativamente, la Caronte aveva fatto ricorso al Tar, vincendolo, e l’Autorità ha fatto un controricorso al Cga, ancora pendente. Secondo il Tar le due istanze sono da considerarsi separatamente, anche se in aree limitrofe.
Mega: “Necessario il piano regolatore portuale”
Ma perché, finora, l’Autorità Portuale non ha dato esito all’istanza di Diano?
“La realizzazione di un porto è un’attività di trasformazione della costa che deve essere condotta con grande attenzione – risponde il presidente dell’Autorità Portuale, Mario Mega -. Ne sanno qualcosa i cittadini di Messina e di Villa San Giovanni che oggi soffrono i grandi impatti prodotti dal traffico che attraversa le loro città per la presenza di ormeggi realizzati decine di anni fa probabilmente pensando solo alla costruzione di uno scivolo dove far poggiare un portellone di un traghetto senza tenere conto di tutto il resto”.
“L’Autorità di sistema portuale, che è un ente che per conto dello Stato amministra, realizza e assicura la manutenzione dei porti di interesse nazionale, per trasformare una porzione del demanio marittimo deve obbligatoriamente passare dalla redazione di un piano regolatore portuale con tutte le procedure correlate che questo prevede anche in termini di valutazioni ambientali. Mi viene difficile comprendere come si possa e si voglia continuare ad operare da parte dei privati, all’interno degli ambiti portuali, realizzando interventi che sono fuori della previsione del piano regolatore vigente”.
“Nessuno se n’è preoccupato finora”
“Che nel Porto di Reggio Calabria sia utile una nuova darsena per i traghetti al di fuori dell’attuale bacino, da destinare ad attività più pregiate ed integrate con la programmazione cittadina, è cosa ovvia, tanto che è stata inserita nella nostra futura programmazione – prosegue -. Come è altrettanto ovvio che anche a Villa San Giovanni occorra procedere al trasferimento delle attività di traghettamento in un nuovo bacino da realizzare a sud dell’attuale direttamente collegato alla viabilità extraurbana”.
“Ma per fare entrambi gli interventi occorre predisporre i Piani Regolatori Portuali di cui nessuno si è preoccupato sino ad ora. Noi lo stiamo facendo predisponendo, come per legge, prima il Dpss (Documento di pianificazione strategica di sistema, ndr) e valutando, nelle sedi opportune, non solo quel che serve per realizzare le opere a mare ma anche per valutare le aree portuali e retroportuali necessarie per gestire i flussi di traffico ed i collegamenti di ultimo miglio”, cioè quel che Mega lamentava anche per il porto di Tremestieri, a Messina.
“Ci adegueremo alla sentenza del Tar”
“Speravamo che la ragionevolezza prevalesse sull’interesse aziendale, visto anche l’opposizione che il Comune di Reggio Calabria ha formalmente manifestato all’intervento e che si potesse eventualmente discutere anche di un investimento da parte dei privati ma solo dopo la redazione ed approvazione del Piano regolatore portuale. Così non sembra poter essere – conclude – e quindi, ovviamente, ci adegueremo al provvedimento del Tar che ci assegna un termine per completare il procedimento avviato prima che nascesse l’AdSP dalla Capitaneria di porto e valuteremo se sussistono le condizioni di legge per autorizzare quanto richiesto”.