La relazione dell'assessore all'urbanistica. Messinaccomuna aveva criticato per questo la giunta De Luca
“La variante Salva Colline era condivisibile nel merito dell’obiettivo che avrebbe dovuto conseguire, ovvero la salvaguardia e la messa in sicurezza delle aree libere del territorio collinare della città anche per sottrarle a futuri processi di urbanizzazione, ma è stato dimostrato che tali processi non si ritenevano necessari, considerato il decremento demografico della città, i costi non sostenibili per le urbanizzazioni, l’ingiustificato consumo di suolo, ecc..”.
L’assessore Salvatore Mondello, nella sua relazione, spiega perché la giunta De Luca ha abbandonato la variante parziale di salvaguardia idrogeologica e ambientale. Nei giorni scorsi, Messinaccomuna aveva accusato De Luca di averla cancellata e di essere uno dei responsabili della frana e degli allagamenti dovuti al recente nubifragio.
Un’idea non condivisa, non dal punto di vista pianificatorio “ma delle azioni messe in campo che forse avrebbero dovuto perseguire altri temi, quali, per citarne uno, la rigenerazione urbana, che potrebbe ridare ossigeno al settore edilizio. Oltre a presentare un grosso limite sul metodo e sulle azioni proposte, la Variante non sembrava in grado di poter conseguire neppure l’obiettivo della salvaguardia dai rischi idraulici e geologici, che era uno dei motivi per la quale era stata pensata. Infatti veicolava una visione profondamente limitata del concetto di “difesa del suolo”, basata esclusivamente sulla introduzione di vincoli di inedificabilità. Al contrario, la tragedia di Giampilieri ci insegna che il solo vincolo è di per sé insufficiente, poiché il territorio va protetto e messo in sicurezza con adeguate politiche di intervento che prevedano regimentazione delle acque, consolidamenti di versanti, ecc… Nella Variante non c’era traccia di alcuno studio che indicasse quali fossero le aree su cui e come intervenire. In sostanza la Variante, eliminando alcune aree edificabili a maggior rischio idrogeologico, non faceva altro che cercare, in queste aree, di evitare futuri rischi ad ipotetiche nuove costruzioni, non tenendo in considerazione gli abitati esistenti, la cui sicurezza potrebbe essere a volte migliorata da interventi nei lotti limitrofi, se questi fossero realizzati sulla base delle adeguate prescrizioni di cui sopra, comprendenti aree più ampie. Va da sé che per tutelare un territorio non è sufficiente evidenziarne le criticità ma è necessario mettere in atto tutta una serie di azioni di mitigazione strutturale e non. I vincoli all’edificazione introdotti dalla Variante, ove necessari ed indispensabili, esistono già, in virtù di leggi e norme previste a livello statale e regionale”.
Secondo Mondello, la Variante poteva anche innescare un contenzioso “coi proprietari delle aree proprietari delle aree, già a suo tempo considerate edificabili, perché ciò ha instaurato un sistema di “promesse” non mantenibili, semplicemente per la situazione di contesto. Le procedure di trasferimento dei volumi, la perequazione urbanistica, vanno valutate in maniera oculata ed inserite in una pianificazione generale, non certo all’interno di una variante che prevede la pianificazione di una porzione limitata della città”.
A tutto questo si aggiunge che “se si ritiene che un’area edificabile debba essere declassata per motivi di rischio idrogeologico, questo può solo avvenire attraverso l’imposizione di un vincolo ricognitivo, esclusiva competenza della Regione tramite il Piano di assetto idrogeologico. Il Comune non può introdurre un vincolo di natura paesistica, può solo segnalare l’esistenza di una condizione che necessita di un vincolo di tutela che sarà emesso dalla Soprintendenza regionale. In ultima analisi, la Variante creava aspettative e faceva promesse che non era in grado di mantenere. Infatti, la legislazione vigente in materia, prevedeva e prevede che i trasferimenti di cubatura possono avvenire, all’interno dello stesso piano fra terreni edificabili. Il meccanismo messo in atto dalla Variante, che contemplava che questo trasferimento si attuasse nel nuovo Prg o nel Piau, era assolutamente inattuabile e si sarebbe risolto in una beffa per i proprietari di aree. Infatti, all’atto di approvazione del Prg o del Piau, questi terreni, per effetto dell’approvazione della Variante, si troverebbero nello status di terreno agricolo e quindi non potrebbero avvalersi di alcun trasferimento di volume”.
Colline a parte molti tombini erano e sono tutt’ora intasati a causa del mancato spazzamento e manutenzione. Questo non lo dice nessuno. Ogni volta che piove cumuli di giornali foglie e oggetti di qualunque tipo creano barriere al deflusso delle acque in città. La mancata scerbatura completa il ciclo di intralcio nel deflusso in molssimi punti in pendenza della città. Questa però è attività ordinaria e dovrebbe garantirla chi amministra. Non è possibile andare avanti con proclami autoassolutori.