Rinvio a giudizio per Rosario Sidoti e i familiari al processo per bancarotta e autoriciclaggio
PATTI – Sarà il tribunale collegiale, nel dibattimento, a vagliare le eventuali e rispettive responsabilità nella vicenda al centro dell’operazione “Famiglia Reale” sfociata ad ottobre scorso nell’arresto del sindaco di Montagnareale Rosario Sidoti.
Il Giudice per le indagini preliminari Eugenio Aliquò ieri, accogliendo la richiesta della procura di Patti, ha rinviato a giudizio il primo cittadino sospeso e gli altri 10 indagati, in sostanza i familiari e i più stretti collaboratori, accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e altri reati fiscali, legati alla gestione di alcune imprese di famiglia. E c’è già la data del processo di primo grado, che si aprirà il prossimo 16 marzo.
Alla sbarra ci saranno, insieme a Rosario Sidoti, le sorelle Irene e Anna, il padre Antonino (questi ultimi due già sindaci dello stesso comune), la moglie Maria Sidoti, la madre Vincenza, la suocera Tindara Federico, il cognato Antonio Napoli, la cugina Cinzia Blandano, la figlia Vincenzina Sidoti e Giuseppe Palmeri.
Sono difesi dagli avvocati Antoniele Imbesi, Sandro Pruiti, Ugo Colonna, Oleg Traclò, David Bongiovanni, Fabio Di Santo e Francesco Aurelio Chillemi, che ha chiesto al giudice la “liberazione” del primo cittadino sospeso. Il giudice si pronuncerà entro cinque giorni.
L’indagine della tenenza delle Fiamme Gialle di Patti ha portato anche al sequestro di conti e beni per 2 milioni e mezzo di euro, dopo la scoperta di una rete di società intestate ai familiari ma di fatto, secondo l’Accusa, gestite dal primo cittadino, che fallivano “a catena”, acquisendo commesse per poi trasferire gli introiti dall’una all’altra società create nel tempo. I conti societari venivano poi spesso usati come “bancomat” personali dalla famiglia. Al centro degli accertamenti, coordinate dal pubblico ministero Andrea Apollonio, anche le pratiche presentate alla Regione per ottenere finanziamenti dall’Irfiss.