Il dottor Vincenzo Micali era stato accusato di non aver praticato una broncoscopia in sicurezza di un 74enne di Santa Lucia sopra Contesse
Dopo 8 anni dalla morte di Giorgio Pinnizzotto, viene scagionato il medico del Papardo accusato di aver causato il decesso del settantaquattrenne di Santa Lucia sopra Contesse, ricoverato per accertamenti.
Il giudice monocratico di Messina ha assolto con formula piena, “perché il fatto non sussiste”, il dottor Vincenzo Micali, in servizio al reparto di Chirurgia toracica dove Pinnizzotto è stato sottoposto ad una bronco spia irradiata, morendo lo stesso giorno. Il camice bianco, che oggi ha 42 anni, è stato difeso dall’avvocato Carlo Zappalà, che ha ottenuto la sua assoluzione.
L’Accusa ne aveva invece chiesto la condanna. Inizialmente la Procura aveva spiccato cinque avvisi di garanzia ad altrettanti sanitari dell’ospedale a nord della città, ma soltanto Micali era andato al vaglio processuale, con l’ipotesi d’accusa di omicidio colposo.
L’anziano, il 9 settembre 2012, era stato ricoverato nel reparto di Malattie infettive dopo una febbre alta. Dopo venti giorni di degenza, i medici hanno disposto l’esame broncoscopio per verificare l’eventuale presenza di un tumore ai polmoni.
Pinnizzotto soffriva di enfisema polmonare e i familiari lo aveva fatto presente ai medici sollevando dubbi sull’opportunità di effettuare la broncoscopia ma i medici le avevano assicurato che non c’era alcun rischio. Anche la direzione generale dell’ospedale aveva dichiarato che quella del 74enne non era affatto una morte sospetta, ma dovuta alle sue già complesse condizioni di salute e ad una patologia molto grave, diagnosticata proprio nella struttura sanitaria.
La moglie e i figli avevano comunque chiesto l’intervento della magistratura che ha sollevato dubbi sull’operato del medico, in particolare sul fatto che avesse eseguito l’esame senza assistenza rianimatoria. Dopo un lungo processo è venuta fuori la sua innocenza.