La corsa contro il tempo e la lotta contro i silenzi della giustizia della famiglia del commerciante vittima dell'alluvione a Letojanni nel 2016.
I familiari di Roberto Saccà, ancora senza risposte malgrado siano passati oltre due anni dalla morte del loro caro, all’ennesima richiesta di chiarimenti rimasta inascoltata si sono rivolti alla Procura Generale. L’avvocato Orazio Carbone, difensore dei figli e della moglie, ha chiesto alla Procura Generale di avocare a sé l’inchiesta. L’istanza è stata depositata ad ottobre scorso. Oggi, a 4 mesi dal deposito dell’istanza, l’avvocato Carbone non sa neppure se effettivamente il PG abbia avocato l’indagine o meno.
I figli Luisa, Roberta, Laura, Massimiliano e Antonio non sanno più, letteralmente, a che santo votarsi. Alla giustizia avevano chiesto di fare chiarezza sulla morte del loro padre, stabilire se ci sono responsabilità e di chi sono. Ad oggi non riescono a sapere neppure se la giustizia sta facendo il suo corso. Adesso temono che la prescrizione affoghi il loro caso, dopo che l’alluvione ha annegato loro padre.
Tanti gli appelli dei familiari per una storia che li sta schiacciando (vedi qui l’intervista da noi pubblicata). Tante le istanze presentate dall’avvocato Carbone, anche prima della richiesta alla Procura Generale. Tutte senza alcun riscontro, di nessun genere.
Roberto Saccà era uscito di casa il 25 febbraio 2016. La frana e il fango lo hanno travolto ed ucciso, trascinandolo a mare. E’ stato ritrovato soltanto il 28 novembre. L’autopsia ordinata dalla Procura, eseguita dalla dottoressa Elvira Ventura Spagnolo, ha stabilito che Roberto era annegato, inghiottendo fango e detriti.
L’esame medico legale è sul tavolo del magistrato titolare del caso ormai da molti mesi. Se c’è stata una frana e un alluvione ha inondato una strada percorribile dai mezzi, pensano i familiari, ci saranno le autorità preposte che avrebbero dovuto garantire la sicurezza e l’adeguatezza. La magistratura dovrebbe indagare in questo senso, nominare un consulente che si occupi dello stato del territorio. Ma dopo l’autopsia più nulla.
“E’ come se mio padre ci venisse tolto di nuovo ogni giorno, come se non potessimo neanche piangerlo”, dice la figlia Luisa.