Al sindaco di Letojanni ed al tecnico comunale viene contestato di non aver segnalato il pericolo del torrente Silemi, dove è annegato il commerciante
A tre anni dalla scomparsa di Roberto Saccà, il commerciante annegato tra acqua e detriti, durante l’alluvione che ha colpito Letojanni, il 25 novembre 2016, la Procura di Messina ha tirato le fila degli accertamenti ed ha messo nero su bianco le proprie conclusioni.
Il sostituto procuratore Anna Maria Arena, a conclusione dell’inchiesta, ha chiesto il rinvio a giudizio di due persone, ovvero il sindaco di Letojanni Alessandro Costa ed il responsabile dell’ufficio tecnico Carmelo Campailla. Per entrambi, difesi dall’avvocato Fabio Di Cara, il giudice valuterà la tenuta dell’ipotesi d’accusa nell’udienza preliminare, fissata per il prossimo 7 novembre.
Per entrambi è ipotizzata l’omissione nella fase dell’emergenza, quando il torrente Silemi, ormai trasformato in strada – è infatti l’unica via d’accesso ad una serie di complessi – tracimò travolgendo anche il commerciante, che lo stava attraversando n bicicletta. La strada andava chiusa, la pericolosità segnalata, ma così non fu.
La Procura era arrivata a conclusioni più gravi, legando specificatamente la morte di Saccà alla gestione del territorio e chiedendo per il tecnico una misura cautelare. Ma il Giudice per le indagini preliminari, che li ha interrogati entrambi, non è stato dello stesso avviso ed ha “derubricato” l’accusa in una ipotesi meno grave.
In questi anni i familiari di Saccà si sono battuti per avere giustizia, dopo la perdita del loro caro. (VEDI QUI L’INTERVISTA)
Assistiti dall’avvocato Orazio Carbone, hanno chiesto più volte di sapere cosa ne era stato dell’indagine, dopo che il medico legale ha spiegato chiaramente che la morte era dovuta all’annegamento. Adesso la svolta.
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