Tre medici del reparto di Unità coronarica del Policlinico sono indagati con l'ipotesi di omicidio colposo per la morte di una donna di 67 anni. Oggi eseguita l'autopsia all'obitorio ma i risultati si conosceranno fra due mesi.
Ci sono tre medici indagati nell’inchiesta sulla morte di Angela Valenza, 67 anni, avvenuta giovedì sera nel reparto di Unità Coronarica del Policlinico. Erano stati i familiari della donna a presentare denuncia ai Carabinieri ed oggi il sostituto procuratore Diego Capece Minutolo ha iscritto nel registro degli indagati tre medici del reparto in cui è stata ricoverata la signora Valenza. Il reato ipotizzato è di omicidio colposo. Intanto oggi pomeriggio è stata eseguita l’autopsia all’Obitorio del Policlinico dal professor Antonino Trunfio e dal cardiologo Alessandro Bertoloni che hanno chiesto sessanta giorni di tempo per la consegna dei risultati.
Angela Valenza si era sentita male a casa martedì scorso. Aveva avvertito un forte dolore al petto ed alla spalla sinistra ed è stata condotta al Pronto soccorso del Policlinico dov’è stata sottoposta ad un elettrocardiogramma. Poiché il dolore persisteva i medici hanno deciso di ricoverarla nel reparto di Unità Coronarica dove sono stati eseguiti un altro elettrocardiogramma ed un ecocardiogramma. Il giorno seguente la Valenza è stata sottoposta a coronografia e le sue condizioni sembravano buone. Gli stessi medici –hanno riferito le figlie nella denuncia – avevano assicurato che il cuore della madre era perfetto. Anche le visite effettuate giovedì mattina avevano dato esito soddisfacente ma in serata la situazione è precipitata improvvisamente. Poco prima delle 23 le figlie della signora Valenza sono state invitate a recarsi al Policlinico dove un medico ha annunciato che la donna era morta perché le era scoppiato il cuore.
E’ assolutamente comprensibile il desiderio e il bisogno dei parenti di voler comprendere a fondo cosa abbia causato il decesso della loro cara, ma noto come sia diventato ormai estremamente facile per tutti puntare il dito sulla sanità cittadina. Da che ho memoria non ricordo di aver mai visto le strutture ospedaliere peloritane balzare agli onori della cronaca per qualcosa di positivo, perchè non si parla delle migliaia di pazienti salvati pur essendo in condizioni cliniche estreme? Perchè non si documentano i sorrisi dei parenti di pazienti tornati a casa sulle loro gambe? Perchè non si parla delle centinaia di medici che passano notte e giorno nelle corsie, senza sapere se fuori c’è il sole o no visto che come unica fonte di luce hanno i neon dei sotterranei? Credo di conoscerne il motivo: perchè la “malasanità” fa troppa notizia. Fa audience puntare il dito su ogni possibile disservizio, errore umano o caso di negligenza che sia, senza ancora avere nemmeno accertato lo svolgimento o la veridicità dei fatti. A questo punto cosa può pensare una figlia che perde la madre durante un ricovero quasi di controllo? Non può mai pensare ad un aggravamento dell’eventuale patologia della genitrice, ma al contrario dà subito per scontato un errore professionale da parte del personale sanitario al quale era affidata. La sanità messinese paga lo scotto dell’amore per la notizia facile, quando già deve fare i conti con strutture spesso fatiscenti e tagli economici che farebbero crollare ogni impero, riuscendo a sopravvivere grazie all’impegno e all’amore di alcuni (sempre troppo pochi purtroppo) dei propri dipendenti per la loro professione.
Grazie Roberto, meno male che in questa Italia socialmente degradata c’è ancora qualcuno che mantiene viva la volontà di non arrendersi al grande fratello mediatico.