Morti sul lavoro, dalla Toscana alla Sicilia la strage continua

Morti sul lavoro, dalla Toscana alla Sicilia la strage continua

Marco Olivieri

Morti sul lavoro, dalla Toscana alla Sicilia la strage continua

Tag:

giovedì 12 Dicembre 2024 - 18:30

L'ultimo disastro e i dati Inail in Sicilia: tutto si mescola. E sorge una domanda: politica e imprenditoria dove siete?

Sempre morti sul lavoro. Cinque caduti e 26 feriti nel sito Eni di Calenzano, in Toscana. Nel frattempo, leggiamo il rapporto annuale dell’Inail (Istituto nazionale assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) in Sicilia, che conferma il pessimismo. Manca un approccio strutturale al tema morti sul lavoro. In Italia, quando non si sa, o non si vuole affrontare un problema, lo si trasforma in emergenza.

Di certo, alcune morti possono essere legate al caso o ai rischi insiti in lavori pericolosi. Ma l’impressione è che la maggioranza delle morti sul lavoro potrebbero essere evitate. L’interesse economico e la tutela della vita sono stati quasi messi in contrapposizione negli ultimi anni. Pochi ispettori del lavoro, molte regole non rispettate, aziende che non investono sulla sicurezza, lavoratori lasciati in balìa di loro stessi. In sostanza, in alcuni ambiti, come l’edilizia, lavorare è diventato una sorta di roulette russa.

Se ti capita il proiettile, ovvero l’incidente, è la fine. E lo Stato evapora in una nuvola di indignazione che termina non appena la bara viene trasportata al cimitero. Fino alla prossima vittima.

71 morti sul lavoro nei primi dieci mesi del 2024, a Messina l’11,9 per cento delle denunce regionali

In ogni caso, ecco i dati annuali dell’Inail nell’isola: “71 infortuni mortali nei primi dieci mesi del 2024. Le tre province siciliane che, dal primo di gennaio 2024 al 31 ottobre 2024, hanno segnato il maggior andamento infortunistico sono: Catania con n. 6131 denunce (il 27,6% del totale regionale), Palermo con n. 5080 denunce (22,9% del totale regionale) e Messina con n. 2641 denunce (11,9% del totale regionale). Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto in Sicilia nei primi dieci mesi dell’anno sono state 71, dato in aumento del 24,5% rispetto a quello dello stesso periodo del 2023 (pari a 57). Il 23,9% degli infortuni mortali denunciati nell’Isola sono avvenuti in itinere (cioè nel tragitto casa–lavoro-casa). In tutto il territorio nazionale, nei primi dieci mesi del 2024, sono state 890 le denunce di infortunio con esito mortale, 22 in più rispetto alle 868 registrate nel pari periodo del 2023”.

Nel Messinese boom di malattie professionali

“Messina la provincia con il più alto numero di malattie professionali. Le denunce di malattia professionale protocollate in Sicilia, dal primo di gennaio al 31 ottobre del 2024, sono state 1274, di cui 88,9% a carico di lavoratori di genere maschile. Nello stesso periodo del 2023 le malattie professionali denunciate all’Inail in Sicilia sono state 1243. Oltre la metà dei casi di malattie professionali denunciate (658) riguardano patologie a carico del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo. A dispetto del numero di abitanti, la provincia con il più alto numero di malattie professionali denunciate è quella di Messina con 292 casi, quasi il 23% del totale registrato nell’Isola. Nei primi dieci mesi del 2024 le malattie professionali protocollate dall’Inail, su tutto il territorio nazionale, sono state 73.922, il 22,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2023″.

“Altissima irregolarità delle aziende controllate”

Continua l’Inail: “Grazie alla vigilanza ispettiva sono stati regolarizzati 1537 lavoratori in Sicilia. Analizzando il portafoglio gestionale dell’Inail in Sicilia, ammontano a 418 i milioni di euro accertati (di cui 355 già incassati) nella gestione dei premi assicurativi. La spesa sostenuta dall’Istituto nell’Isola nel 2023 per la gestione degli infortuni sul lavoro si attesta sui 32,2 milioni di euro, spesa che raggiunge i 342,7 milioni di euro nella gestione delle rendite vitalizie. Nel settore della vigilanza ispettiva si registra, al mese di ottobre 2024, una percentuale di irregolarità nelle aziende pari 94,16%. Su 468 aziende sottoposte a verifica da parte del personale ispettivo dell’Inail, sono state 433 le aziende risultate irregolari. Sempre nello stesso periodo sono stati regolarizzati 1.537 lavoratori e sono stati accertati premi omessi per 5,8 milioni di euro”.

Attraverso il bando Isi, ricorda l’istituto, sono stati “disponibili 28,3 milioni di euro per migliorare la sicurezza delle imprese e dei lavoratori in Sicilia. Inoltre, l’avviso pubblico di finanziamento per la formazione aggiuntiva, rivolta ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, responsabili del servizio di prevenzione e lavoratori, ha previsto oltre due milioni di euro per la Sicilia”.

In sostanza, tra carenza d’ispettori del lavoro e scelte tutt’altro che nette, da parte del mondo politico e imprenditoriale, la strada è ancora incerta, in questo 2024 che sta per terminare. Anche questa è una guerra, seppure non dichiarata. Politica e imprenditoria, associazioni di categoria e sindacati: dove siete? Servono risposte, insieme, anche nel necessario conflitto.

Musolino: “Si favorisce il precariato con il contratto di somministrazione”

Nel frattempo, ieri la senatrice di Italia Viva, Dafne Musolino, ha rilasciato queste dichiarazioni in Senato in occasione delle pregiudiziali di costituzionalità al disegno di legge Collegato lavoro.: “Si tratta di un pericoloso arretramento dei diritti dei lavoratori perché crea una discriminazione tra lavoratori di serie A e di serie B. Un’offesa al mondo del lavoro perché vuole gli occupati frammentati e isolati. Presentarlo, il giorno dopo Calenzano, è motivo di indignazione. Non c’è una parola su formazione e sicurezza. E si incoraggia il lavoro somministrato, facendo finta di non sapere che tra gli assunti a tempo determinato c’è il doppio delle vittime di infortuni rispetto agli indeterminati”.

Ha continuato la senatrice messinese: “I contratti di somministrazione potranno essere autorizzati senza limiti temporali. Un’azienda potrebbe essere avviata senza avere neanche un assunto. E se un lavoratore si assenta per più di 15 giorni, viene considerato dimissionario. In questo modo si aggira il divieto di dimissioni in bianco. Il ddl viola principi costituzionali a tutela del lavoro e anche le norme comunitarie”. (fonte Ansa).

Foto da Italpress.

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Premi qui per commentare
o leggere i commenti
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007