Oggi il presidio di Cgil e Uil. Il segretario Tripodi: "Il governo favorisce l'illegalità, con i subappalti, e nel Messinese domina il lavoro nero"
MESSINA – Ivan Tripodi, segretario generale della Uil di Messina, oggi davanti alla prefettura avete manifestato, con la Cgil, per chiedere finalmente la sicurezza nei luoghi di lavoro. C’è qualche passo in avanti?
“Purtroppo no. Anzi, i passi sono indietro. Al di là dell’indignazione, che dura qualche ora o qualche giorno fino ai funerali delle vittime, poi tutto torna come prima. 1040 sono i morti ufficiali dichiarati dall’Inail per il 2023 in Italia. 12 morti nel Messinese (e nel 2024 un operaio di 41 anni è morto lo scorso 7 febbraio, n.d.r.). Come ricorda il segretario nazionale Bombardieri, è stato introdotto l’omicidio nautico e, in quell’ambito, sono avvenute 15 morti negli ultimi 20 anni. Sempre troppe ma non paragonabili alle morti sul lavoro. Solo pannicelli caldi, dichiarazioni, chiacchiere e nulla di più”.
Cosa si dovrebbe fare?
“Avevamo chiesto che fosse introdotto il reato di omicidio sul lavoro. E ribadiamo la proposta: è una risposta concreta. Altra necessità è quella stile patente a punti per le aziende che reiterano comportamenti pericolosi per i lavoratori. Quelle imprese che continuano a non osservare il rispetto delle norme sulla sicurezza devono subire sanzioni ed essere escluse in alcune gare. L’azienda di Firenze era già stata coinvolta in un incidente sul lavoro l’anno scorso. In più c’è sempre il problema del lavoro nero”.
Ma il governo si sta muovendo?
“No, in quest’anno, non solo non ha fatto nulla nel solco della strada da noi indicata e nel segno della civiltà, ma ha peggiorato le cose. Su proposta del ministro Salvini, il governo Meloni ha approvato un codice degli appalti che provoca una pericolosa deregulation. Subappalti a cascata e totale mancanza di controlli, con l’alibi che ce lo chiede l’Europa. Europa che in altri il governo non ascolta, a parte il fatto che le richieste europee non sono queste. La verità è che questa è una valutazione politica che colpisce gli imprenditori onesti con una concorrenza sleale. Vengono invece premiate le aziende che mettono a rischio la vita delle persone”.
Qual è la situazione nel Messinese?
“Tragica. Quasi il 70 per cento di lavoro nero nell’edilizia, dopo il periodo del bonus che aveva aiutato il settore, e una crisi economica devastante. Di conseguenza, la gente accetta qualsiasi cosa pur di lavorare e tante persone monoreddito affollano le mense della Comunità di Sant’Egidio, ad esempio. Non parliamo, poi, del settore dei commessi… Le organizzazioni delle imprese e del commercio dovrebbero mettere alla porta chi non rispetta i lavoratori. In più, anche se qualcuno sostiene che a Messina ci sia il lavoro, i nostri indicatori dicono decisamente il contrario”.
I controlli sono sufficienti?
“Ovviamente no. Gli ispettori del lavoro e i carabinieri fanno il meglio che possono ma serve, dallo Stato e dalla Regione siciliana, un impegno ad aumentare in modo determinante le forze in campo. La repressione è fondamentale. Oggi un’impresa può lavorare 17 anni e non avere alcun controllo. Dobbiamo sconfiggere questo Far West. Troppe persone vanno a lavorare senza sapere se torneranno a casa”.