Basta soluzioni tampone: gli strumenti per ridurre le emissioni sonore nei locali ci sono e la legge indica orari e caratteristiche dell'intrattenimento
MESSINA – “La movida a Messina metafora di una città prigioniera dei suoi problemi“. Scusate la citazione ma il nostro titolo del 5 giugno sintetizza le insidie a cui si va si incontro quando chi governa deve prendere una decisione che tocca più interessi ed esigenze. Interessi contrapposti che devono trovare nel benessere collettivo e nell’interesse generale la loro bussola. Il tutto è acuito dal ricorso a soluzioni tampone: gli strumenti per ridurre le emissioni sonore nei locali ci sono, altrove vengono usati, e la legge nazionale indica orari e caratteristiche dell’intrattenimento.
Il Comune faccia la sua parte, con il regolamento per le attività balneari e un messaggio chiaro, diretto al rispetto delle regole in tutto il territorio. Solo così, intervendo sulle cause del problema, si potrà invertire la rotta. Ma davvero. Il diritto al riposo dei residenti e la legittima necessità, in particolare dei giovani, di avere un’animata vita notturna e di divertirsi sono compatibili. Conciliabili purché si lavori per approntare soluzioni strutturali, a lungo termine.
Ma quali sono le modifiche dell’ultima ordinanza del 30 giugno, approntata dalla Giunta Basile? Come già evidenziato, nel nuovo provvedimento si vieta qualsiasi attività musicale, anche come sottofondo, nella giornata di lunedì. Dal martedì alla domenica i locali che non organizzano serate per ballare devono chiudere alle 00.30. E non più all’una, com’era stabilito nell’ordinanza del 31 maggio. Per le “serate danzanti”, invece, si procede dalle 21 alle 2.30. E ancora karaoke ed eventi simili, dal martedì alla domenica all’aperto, sono consentiti dalle 20 alle 23.
Una serie di contromisure per cercare di riportare un po’ di equilibrio in un meccanismo difficilmente governabile, lo ribadiamo, senza interventi strutturali. Per l’associazione “Centro Storico”, il vero problema è il mancato rispetto delle leggi. Da qui il ricorso al Tar contro l’ordinanza del 30 maggio e, ora, l’associazione prepara quello contro la terza ordinanza del 2023, datata 30 giugno. Il presidente Anthony Greco sostiene che l’ordinanza è illegittima perché il carattere di “eccezionale urgenza” sarebbe mancante, se non la constatazione che “la stagione estiva determina una indubbia riacutizzazione del fenomeno della movida”. E rileva “che gli orari non li stabilisce il sindaco ma la normativa nazionale”.
Un nuovo regolamento per le attività balneari e la riduzione delle emissioni acustiche nei locali
Per l’associazione, la materia si può affrontare con gli strumenti ordinari. Secondo “Centro Storico”, costituisce un elemento d’illegittimità il fatto che i provvedimenti del sindaco siano frutto di una concertazione solo con Confesercenti e Confcommercio, “senza mai avvertire la comunità e le associazioni aventi sede e diritto nell’area interessata”. Da anni, fa osservare Greco, “non si tiene conto delle esigenze dei ventimila residenti del centro storico. Se gli esercizi commerciali propongono musica dopo le 24, devono avere la licenza del questore per potere trasformarsi in una discoteca. Il tutto senza recare distubo alla quiete pubblica. Purtroppo, va ricordato, quello che dovrebbe essere ovvio non viene normalmente rispettato”.
Sono punti di vista che trovano corrispondenza nella recente presa di posizione di un comitato di cittadini della riviera nord e della Panoramica, in estate il cuore della movida messinese: “Appare normale che ci sia una discoteca in zona che, anche senza le rilevazioni dell’Arpa, supera indiscutibilmente i decibel consentiti? Denunce ed esposti non hanno avuto alcun seguito. Di fatto, il diritto dei cittadini alla quiete, condizione fondamentale della salute pubblica, diritto sancito indiscutibilmente dalla vigente normativa nazionale, viene sacrificato in funzione degli interessi di una sola categoria lavorativa”.
Di fatto, per tutelare l’interesse generale, occorre partire dal rispetto delle regole e dalla necessità di approntare un regolamento delle attività balneari: i locali devono dotarsi di strumenti per ridurre le emissioni sonore e stessa esigenza, quella di non oltrepassare i limiti consentiti, investe ogni altra zona della città.
Basta provvisorietà e tele di Penelope, le istituzioni lavorino per soluzioni definitive
Risulta inutile gestire le situazioni in questo clima di provvisorietà. E, come aveva accennato nel 2022 l’allora assessora Dafne Musolino, laddove ci siano problemi con la Soprintendenza per attivare dei sistemi fonoassorbenti anti rumore, le istituzioni lavorino insieme per trovare soluzioni ragionevoli e definitive. In caso contrario, la movida messinese sarà per sempre una tele di Penelope in termini di provvedimenti. Una metafora di una città davvero prigioniera delle sue emergenze.
Ad esempio Terracina, paesino in provincia di Latina, che ha una sua riviera. L’ordinanza riguarda gli esercizi di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande e gli esercizi d’intrattenimento e svago. L’orario di apertura deve essere non antecedente le 4.30, mentre l’orario di chiusura, non oltre le 4.00. Non ho voluto portare esempi di cittadine che fanno della riviera il l’oro vanto ed il loro lavoro, come in Toscana, nelle Marche, In Emilia Romagna, anche vicino a noi Catania, Ragusa, Siracusa, Palermo, Trapani, le città calabresi. Messina ha un problema diverso. Si sono realizzati una enormità di palazzoni nella riviera, migliaia di persone sono venute a popolare questi nuovi centri residenziali. Molti attratti dal mare, dalla sua naturale vitalità. Altri, purtroppo hanno creduto invece che si trattasse di case dormitorio. Dormitorio e riviera sono come acqua e fuoco, giorno e notte. Questi hanno tutta la comprensione, non si può violentare la natura di un luogo, la riviera, dove meravigliosamente, mare, gioventù, vita, musica. ect. sono l’essenza. Io ho quasi settant’anni. I giovani hanno tutto il diritto di vivere la loro vita. Messina non offre grandi opportunità di lavoro ai giovani, e tanti vanno via. Anche per lo svago, nonostante Messina sia la città che ha più riviere in Italia, devono andare altrove?
Prova
Il problema si risolve in un solo modo: tutti i locali fanno musica fuori dai centri abitati, cosi possono fare musica anche fino alle 6 del mattino. Queste sono decisioni e provvedimenti civili.