Il Garante per l'adolescenza interviene sull'ordinanza di divieti e chiusure e ricorda: la repressione non serve
Sulla querelle in corso in merito all’ordinanza anti-movida interviene il Garante per l’infanzia e per l’adolescenza Angelo Fabio Costantino che ricorda: al disagio giovanile si risponde con l’ascolto e la prevenzione, non con la repressione.
Approccio sanzionatorio errato
Se si ritiene di curare il disagio giovanile con un approccio sanzionatorio e punitivo non solo non si conosce la letteratura sulla Psicologia della devianza ma anche lo spirito del Procedimento penale Minorile .La Giustizia Minorile, di cui l’Italia è modello nel mondo, è tutta improntato sul sostegno del minore che ha commesso reato affinché possa uscire dal circuito penale nel più breve tempo possibile, alla necessaria comprensione dell’agito trasgressivo/illecito all’interno del suo percorso evolutivo e alla valutazione delle condizioni psicosociali del suo contesto di riferimento.Nel Processo Minorile il Magistrato si avvale sempre di tecnici esperti del disagio evolutivo per emettere provvedimenti tarati sulla realtà specifica di un minore.Nel nostro paese al minore arrestato o a rischio viene data sempre la possibilità di riscatto mettendogli a disposizione psicologi, Assistenti sociali, educatori specializzati, agenti penitenziari specificatamente formati. Il processo Minorile è un luogo di ascolto ed un luogo della parola non un posto in cui freddamente si combinano condanne.
Le manette non sono la cura
Detto ciò ritengo se si pensa di curare il disagio Minorile dilagante in città con le manette e l’esercito si è totalmente fuori strada. Se si pensa che il volto autoritario dello Stato scoraggi il minore con tendenza antisociale non si conosce l’Abc della psicologia evolutiva. Il disagio Minorile ha radici profonde e motivazioni complesse che vanno comprese e curate in maniera rigorosa.Non servono leggi speciali per i minorenni, siamo già all’avanguardia, piuttosto lavoriamo affinche’ si applichino quelle già esistenti.Il volto dello Stato è negli Educatori quanto nei Magistrati, negli Psicologi del disagio quanto nei Poliziotti, nel barista quanto nel cancelliere del Tribunale.
Ci sono già leggi
Chi vende alcolici ad un minore è un criminale già isolato dagli stessi imprenditori della ristorazione prima ancora che dalla chiusura del suo locale perché non si può chiamare collega chi fa affari sulla vita di un bambino. Solo un improvvisato può pensare di gestire un locale facendo ubriacare i minorenni.Se si applicassero le leggi esistenti non sarebbe necessaria una legislazione d’urgenza, alcuna norma speciale.Non dimentichiamo che in molti locali lavorano, per sostenersi nello studio, tanti studenti universitari e molti giovani stagionali che aiutano le famiglie in difficoltà economica. Se perdessero anche questo lavoro non resterebbe loro che chiedere aiuto alla criminalità che li accoglierebbe a braccia aperte.
Serve ascolto e prevenzione
Il Disagio giovanile si previene mettendosi in ascolto dei giovani e degli operatori che si occupano specificatamente di adolescenti tutti i giorni nei servizi quanto nella strada ma non mettendo ad ogni angolo un Poliziotto. Bisogna aumentare la “Percezione di sicurezza” del cittadino attraverso mezzi diretti (controlli delle forze dell’ordine) ma soprattutto indiretti (spazi aggregativi organizzati su misura del minore). Se in città non c’è un posto dove si fa musica, spettacolo, cultura, aggregazione, sport al minore non resta che occuparla girovagando senza meta per ore intere mettendosi a rischio. I locali posso diventare “presidi aggregativi” per i giovani ma se sbagliano vanno chiusi senza una seconda possibilità.Lavoriamo insieme una buona volta e non dividiamoci perché accanto a noi c’è sempre qualcuno che ne sa più di noi