Resta in carcere il diciannovenne Samuele Panarello, che nega di aver accoltellato il giovane ferito
Ha scelto di difendersi Samuele Panarello, il diciannovenne arrestato dai Carabinieri con l’accusa del tentato omicidio di un 24enne e il ferimento di una ventenne, a fine gennaio scorso in pieno centro a Messina. Il giovane ha negato di aver afferrato il coltello per ferire in maniera gravissima il ragazzo, durante la lite scoppiata mentre trascorrevano la serata in una piazzetta di via Garibaldi. “Non sono stato io – ha detto grosso modo – guardate meglio le immagini di video sorveglianza”.
La difesa dell’accoltellatore
Il giovane quindi ha respinto l’accusa più grave che gli contestano, all’interrogatorio di garanzia davanti al giudice per le indagini preliminari Tiziana Leanza ed il suo difensore, l’avvocato Ilaria Intelisano, ha chiesto per lui la scarcerazione e i domiciliari. Il giudice ha però convalidato l’arresto e ha confermato per lui il carcere.
I PM Vito Di Giorgio, Annalisa Siliotti e Anna Maria Arena, titolari del caso, non si erano opposti alla richiesta.
Contro il ragazzo ci sono il racconto della vittima al suo amico in ospedale, con la descrizione precisa del feritore, le dichiarazioni di lui e della sua amica, lievemente ferita anche lei, la lama trovata dai Carabinieri a casa di Panarello subito dopo il fatto, e le molte conversazioni intercettate nell’ambiente del giovane.
L’avvertimento e i progetti di vendetta
Intercettazioni che raccontano di due mesi drammatici, per Panarello. L’esito di quella notte di movida violenta in centro, infatti, ha rischiato di costargli molto più cara del carcere. La criminalità di Giostra, infatti, mirava a fargliela pagare, prendendo di mira anche il fratello, tanto che pochi giorni dopo qualcuno ha sparato contro la finestra dell’appartamento della nonna di entrambi, dove vivono anche i ragazzi.
Un avvertimento arrivato a Panarello forte e chiaro, che ha capito di rischiare la vita e che ha tentato la via della riappacificazione. “E’ andato ad inginocchiarsi e gli ha baciato la mano”, racconta la madre alla suocera in una delle conversazioni “ascoltate” dalle cimici dei Carabinieri.
“Non sono stato io”… come disse Bart Simpson!