Il Polittico di Antonello da Messina lascia il Museo e va a Palermo mentre si leva qualche rara voce di protesta dal mondo della politica (Franco De Domenico) e dal mondo della cultura.
Il nocciolo del problema però non sono le sorti del dipinto per i prossimi 3 mesi o del MuMe che fino a febbraio resterà privo di uno dei capolavori esposti.
Il cuore del problema sono le sorti del MuMe 365 giorni l’anno.
Purtroppo, a parte i rari appassionati, non saranno molti i messinesi che si accorgeranno nelle prossime settimane dell’assenza del dipinto tra le sale del Museo. E non per colpa dell’assessore regionale Tusa che sta passando per il “cattivo” della situazione, ma a causa nostra e della classe politica e dirigente di Messina.
La telenovela sul completamento del Museo regionale, che abbiamo atteso per 30 anni, dicasi 30, è già di per sé simbolica di come ai messinesi non freghi nulla del patrimonio artistico della propria terra.
Le opere di Antonello, così come quelle di Caravaggio e tutto quello che è in esposizione sono lì 365 giorni l’anno ma, purtroppo, sono pochi i messinesi che le conoscono e per lo più è accaduto e accade solo in occasione delle Notti Bianche o delle Domeniche al Museo (quando l’ingresso è gratis) o grazie a encomiabili docenti e direttori didattici che organizzano le visite guidate.
Quanto ai turisti ed ai visitatori la domanda da fare è: cosa si è fatto per far conoscere ai crocieristi ed a chi approda in città l’esistenza del Museo, cosa si è fatto per promuoverne la conoscenza nel mondo, cosa si è fatto per renderlo facilmente accessibile, quanti cartelli segnaletici ci sono, quanti bus navetta, quanti opuscoli, quante visite guidate?
Il MuMe è il secondo Museo più grande del Sud Italia dopo quello di Napoli. Dovremmo stampare manifesti su questo, inondare le riviste specializzate e quelle negli aerei, nelle navi da crociera, dovremmo fermare uno ad uno i turisti che arrivano a Messina e stanno per salire sui pullman per la provincia e dirgli che no, qui, proprio di fronte al mare, c’è l’universo e l’eterno da ammirare in tante sale.
Se Palermo ci chiede un dipinto di tale valore è perché si sta organizzando un evento di carattere internazionale. Noi che stiamo facendo?
Dal doppio taglio del nastro del MuMe (il 9 dicembre 2016 e il 17 giugno 2017) cosa abbiamo fatto per valorizzare e promuovere quel tesoro inestimabile nel viale della Libertà?
I numeri che hanno chiuso il 2017 erano positivi, e lo saranno, riteniamo anche quelli del 2018. Prima ancora di indignarci perché un’opera va via dobbiamo chiederci cosa chi ci amministra ha fatto per valorizzarla e per essere noi invece a chiedere in prestito ad altri Musei pezzi preziosi, per essere noi gli organizzatori di eventi internazionali.
Rosaria Brancato
Purtroppo il terremoto del 1908 ha depauperato la città di molte opere e reperti che sono finite a Palermo Catania e Siracusa e non sono più rientrate in città . L’offerta del Museo che conosco , è povera , a parte Caravaggio ed Antonello qualche quadro di pittori del 600 , pochi reperti archeologici in mostra ,perchè La Soprintendenza preferisce tenerli custoditi in qualche deposito dentro scatoloni invece che proporli in mostra . A Messina l’ignoranza regna sovrana . Porta Grazia è in uno stato penoso , dobbiamo ringraziare la Marina Militare che custodisce dai vandali la Lanterna del Montorsoli e forte San Salvatore.