Una rivoluzionaria originalità: Max Gazzè incanta l’Arena Vittorio Emanuele

Una rivoluzionaria originalità: Max Gazzè incanta l’Arena Vittorio Emanuele

Domenico Colosi

Una rivoluzionaria originalità: Max Gazzè incanta l’Arena Vittorio Emanuele

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martedì 18 Agosto 2015 - 09:30

Applaudito concerto del cantautore e bassista romano nel penultimo appuntamento della stagione estiva del Teatro Vittorio Emanuele all’Arena di Furnari-Portorosa

Una maglietta con la propria effige, le prime note, “il motore degli eventi/ è partito con l’impegno/ che tiene accesa la fortuna”: Max Gazzè travolge l’Arena Vittorio Emanuele di Furnari-Portorosa con un percorso teso ad esplorare un repertorio policromo e variegato, dal singolo d’esordio “Quel che fa paura” al successo sanremese di “Il timido ubriaco”.

Il bassista e cantautore romano rivendica le proprie origini siciliane (padre originario di Scicli e madre catanese) in una notte più volte minacciata dalla pioggia: “Vento d’estate”, “Annina”, “A cuore scalzo” si susseguono in un continuo gioco di rimandi con il folto pubblico presente fino alla lunghissima versione di “Cara Valentina”, primo singolo estratto dal fortunato “La favola di Adamo ed Eva” (1998). Particolarmente applaudita la versione personale di “L’amore non esiste”, brano proveniente dal lavoro collettivo “Il padrone della festa” realizzato con gli amici Niccolò Fabi e Daniele Silvestri. Gran finale con “La favola di Adamo ed Eva” e la trascinante “Sotto casa” prima del bis in cui spicca la conclusiva “Una musica può fare”: in mezzo variazioni in stile blaxploitation tra soul e funk con un’irresistibile versione di “Disco Inferno” dei The Trammps. Una menzione particolare per i musicisti che accompagnano l’autore di “I tuoi maledettissimi impegni”, gli ottimi Giorgio Baldi (chitarre), Cristiano Micalizzi (batteria), Clemente Ferrari (tastiere) ed il messinese Max "Dedo" De Domenico (fiati)

Tra musica, nonsense e siparietti comici Max Gazzè diverte dunque per due ore esaltando alcune delle migliori composizioni della moderna scuola romana: filastrocche al sintetizzatore ed ammiccamenti alla musica balcanica per un impegno rappresentato esclusivamente da una rivoluzionaria originalità.

Domenico Colosi

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