Quando De Luca disse: "Dafne non risponde a Renzi senza il mio permesso"

Quando De Luca disse: “Dafne non risponde a Renzi senza il mio permesso”

Marco Olivieri

Quando De Luca disse: “Dafne non risponde a Renzi senza il mio permesso”

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venerdì 06 Ottobre 2023 - 07:40

Solo sei mesi fa così s'era pronunciato il leader. "La sua è una cultura patriarcale che espone alla gogna mediatica", sostiene Mancuso (Più Europa)

Era il 19 aprile 2023. Cateno De Luca, leader di Sicilia Vera e Sud chiama Nord, era ospite a “La7”, nel programma “L’aria che tira”. E la conduttrice gli domandava a bruciapelo: “Renzi ha fatto la telefonata a Dafne, la tua senatrice?”. E De Luca con prontezza rispondeva: “Dafne non risponde a nessuno se non chiede il permesso a me”. La battuta non passava inosservata e sette consiglieri comunali esprimevano la loro solidarietà alla senatrice messinese Musolino, giudicando le parole “lesive della libertà e della sua dignità”. Ora, come sembrano lontani quei tempi, eppure sono trascorsi solo sei mesi.

Musolino è passata con Renzi, in Italia Viva, e altro che permesso. Chissà che quell’episodio non sia tornato in mente alla senatrice ed ex assessora, nella necessità di ritagliarsi un ruolo autonomo. Da parte sua, Palmira Mancuso, della direzione nazionale di Più Europa, così commenta la reazione dell’ex sindaco di Messina: “Dafne Musolino sperimenta la gogna mediatica riservata ai nemici politici del suo ex leader, forse adesso capirà che il modello proposto da Cateno De Luca non è qualificante”.

“Basta narrazione di una donna irretita dall’uomo forte”

Aggiunge Mancuso: “In politica il tradimento esiste solo nei confronti degli elettori e sarà la senatrice a rispondere della sua scelta politica: dispiace assistere ancora una volta alla narrazione di una donna irretita dall’uomo forte, e incapace di scegliere consapevolmente. E come sempre il linguaggio di De Luca esprime una cultura patriarcale, dalla “pugnalata” al “tradimento”, col sottinteso dell’ingratitudine, esponendo la senatrice Musolino all’ira dei suoi seguaci. Una pagina triste per la politica siciliana”.

De Luca assopigliatutto quando si tratta di vincere le elezioni ma perde colpi nella fase della costruzione politica

Il punto debole del deputato regionale e sindaco di Taormina? Cateno De Luca è quasi imbattibile quando si tratta di vincere le elezioni. Tuttavia, la costruzione politica del suo movimento, proiettato in scenari nazionali ed europei, è materia ancora più complessa. Dopo la defezione all’Assemblea regionale siciliana del capogruppo di Sicilia Vera Salvo Geraci, passato alla Lega, quest’addio causa più ferite sul piano umano e politico.

E come non dimenticare un altro congedo clamoroso: le dimissioni dell’assessora, già vicesindaca, Carlotta Previti. Una separazione che non è mai stata spiegata sul piano politico. Domani è un altro giorno ma queste due rotture, prima Previti e ora Musolino, lasciano davvero il segno. E, nel caso della senatrice, eletta assieme al deputato Francesco Gallo, ancora di più.

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8 commenti

  1. In questa storia do ragione a Cateno, la Musolino se lo sarebbe sognato un posto al senato senza Cateno. I voti presi sono voti personali di De Luca! In pratica si è assicurato uno stipendio da senatrice e la relativa pensione senza avere un briciolo di riconoscenza. Che pena e che tristezza…

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  2. Ancora una volta la figura dell’uomo solo al comando che tutto può, tutto controlla e tutto decide ha dato i suoi frutti malati.
    Quella dello sceriffo è una immagine costruita ad uso e consumo di un certo elettorato mi si passi il termine “sempliciotto”.
    Le organizzazioni di questo tipo hanno la data di scadenza già incisa nel DNA perché non sono in grado di rinnovarsi.
    Tutto nasce e muore nel bene e nel male con il suo padre padrone.
    Il tempo smentirà tutte le guasconate di De Luca.
    Speriamo solo lasci anche qualcosa di positivo.

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  3. Senza voler essere tacciato di essere simpatizzante per De Luca ogni commento nei suoi confronti, per quanto attinente alla realtà, è del tutto fuori luogo. C’è invece da esprimere le critiche su una pratica che andrebbe risolta ossia il passaggio di un politico, a qualsiasi livello, eletto con uno schieramento che in corso d’opera passa ad altro schieramento. Dovrebbe essere a mio parere decretata la decadenza della nomina o incarico dato che si viene eletti tramite i voti espressi per uno schieramento. Una questione anzitutto di correttezza verso l’elettorato.

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    1. Questa è un’altra questione, che peraltro, dovrebbe essere risolta a livello costituzionale (vedi articolo 67 Costituzione). Rimane il fatto, che una persona avente dignità, non deve chiedere il permesso a nessuno. Semmai, si consulta il collega o il dirigente. Le parole hanno un peso. O ce l’hanno solo quando si parla di razzismo e omofobia? Né De Luca riveste un ruolo per cui ha il potere di concedere o negare permessi. Questo è il punto. È solo un politico che è riuscito a convincere una parte dell’elettorato, elettorato che si sta rendendo conto, piano piano, di molte cose.

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  4. Nstwviva il duce 6 Ottobre 2023 11:12

    Evidentemente Dafne Musolino ha cambiato idea, e gli ha risposto adesso “provolino” Renzi: con il centinaio voti che la parlamentare messinese gli porta andrà a fare il presidente di quartiere.

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    1. Nemmeno di condominio…
      Ha dimostrato pochezza intellettuale!

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    2. Era candidata al collegio uninominale del senato.
      Pensate che abbia meriti personali nell’elezione? Sono tutti voti per Cateno De Luca.
      Chiunque di noi, illustre sconosciuto, si fosse candidato in quel collegio uninominale sarebbe stato eletto, anche il sig. pincopallino.

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  5. Prima o poi, col delirio di onnipotenza, si paga. Disse un grande: “Prima di tutto, l’umiltà”.

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