Musumeci e la disfatta all'Ars sul voto per il Quirinale: "Un'offesa, 24 ore per decidere"

Musumeci e la disfatta all’Ars sul voto per il Quirinale: “Un’offesa, 24 ore per decidere”

Gianluca Santisi

Musumeci e la disfatta all’Ars sul voto per il Quirinale: “Un’offesa, 24 ore per decidere”

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mercoledì 12 Gennaio 2022 - 19:57

Musumeci terzo su tre grandi elettori designati per votare il presidente della Repubblica. Fava: "La maggioranza non c'è più"

Uno smacco difficile da digerire e che potrebbe portare Nello Musumeci anche alle dimissioni. Per la prima volta, come evidenzia il segretario del Pd Anthony Barbagallo, un presidente della Regione riceve meno voti di un candidato dell’opposizione, piazzandosi terzo tra i tre grandi elettori designati dal’Ars per votare il presidente della Repubblica. Quarantaquattro voti sono andati a Micciché, 32 a Di Paola del M5s e solo 29 a Musumeci. Che commenta amarissimo: «Non posso non prendere atto dell’esito del voto espresso dall’Aula e del suo significato politico. Se qualche deputato – vile e pavido – si fosse illuso, con la complicità del voto segreto, di aver fatto un dispetto alla mia persona, si dovrà ricredere. Perché il voto di questo pomeriggio – per la gravità del contesto generale – costituisce solo una offesa alle Istituzioni regionali, a prescindere da chi le rappresenta. Nella consapevolezza di avere ottenuto la fiducia del popolo siciliano, adotterò le decisioni che riterrò più giuste e le renderò note entro le prossime ventiquattr’ore».

Fava: “Musumeci senza maggioranza, si dimetta”

Una pausa di riflessione per decidere il da farsi. L’ipotesi dimissioni è sul tavolo e qualcuno inizia a evocarla concretamente. “A prescindere dalle decisioni che il Presidente prenderà nelle prossime ore – esordisce il presidente della Commissione regionale Antimafia, Claudio Fava – il voto di stasera certifica che Musumeci non ha più alcuna maggioranza. Ne prenda atto, quantomeno per salvaguardare la dignità della funzione che rappresenta. Nei prossimi mesi, per le scelte che la attendono, la Sicilia avrà bisogno di un governo autorevole, legittimato da una solida maggioranza. È chiaro che quel governo non potrà essere guidato da Musumeci. Le sue dimissioni rappresenterebbero oggi un atto di decenza e di rispetto per le sorti della Sicilia”.

Barbagallo: “Asse Pd-M5s rinforzato”

“Il voto dell’Ars parla chiaro – incalza il deputato e segretario Pd, Barbagallo – per Musumeci è una disfatta. Per il centrosinistra invece un buon risultato: contavamo su 24 voti ne abbiamo ottenuto 8 in più. Anche questo un buon segnale di compattezza nell’ottica di proseguire e rinforzare l’asse Pd-M5S”.
Per il capogruppo Pd all’Ars Giuseppe Lupo: “Se Musumeci, come dice, ha preso ‘atto  dell’esito del voto e del suo significato politico’ si dimetta subito. La pausa di riflessione che il presidente della Regione siciliana, di fatto sfiduciato in aula, ha annunciato è semplicemente ridicola. Il presidente Musumeci è naufragato in aula a conferma della propria totale inadeguatezza”.

Di Paola (M5s): “Governo al capolinea”

Il candidato dell’opposizione che ha “superato” il presidente Nello Musumeci, è Nuccio Di Paola del M5s: “Ringrazio i colleghi deputati regionali per l’attestato di fiducia espresso oggi nei miei confronti attraverso il prestigioso mandato che l’Aula mi ha affidato. Il risultato del voto conferma per l’ennesima volta che il governo Musumeci non ha più una maggioranza all’Ars ed è al capolinea. Al contempo, il voto fa emergere un fronte dell’opposizione maturo e compatto, che va ben oltre i numeri attesi superando le preferenze del presidente della Regione. Sono buone premesse per mettere insieme forze politiche capaci di affrontare le prossime sfide della Sicilia”. 

Cuffaro: “Maggioranza non ha protetto l’istituzione”

Per il commissario regionale della Democrazia Cristiana nuova, Salvatore Cuffaro: “Il rispetto per le Istituzioni non è solo un dovere ma è anche un diritto. La differenza è sostanziale, perché i doveri si ottemperano, i diritti invece si scelgono e il diritto di rispettare le istituzioni resta sempre una scelta non negoziabile, soprattutto con la propria coscienza. Io credo che oggi nel voto per l’elezione dei grandi elettori la maggioranza non abbia saputo proteggere questo diritto e non possono esserci ragioni che ne giustifichino il non rispetto – conclude Cuffaro -. Non è una bella pagina”.

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