Musumeci in via D'Amelio: "Borsellino fu lasciato solo" VIDEO

Musumeci in via D’Amelio: “Borsellino fu lasciato solo” VIDEO

Autore Esterno

Musumeci in via D’Amelio: “Borsellino fu lasciato solo” VIDEO

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venerdì 19 Luglio 2019 - 16:43

"Non basta il ricordo, dobbiamo riflettere su cosa accadde dopo", così il governatore in occasione della cerimonia per l'anniversario della strage

«A ventisette anni dalla strage di via D’Amelio non possiamo limitarci a un rituale momento commemorativo. Occorre fare una profonda riflessione sull’impegno dello Stato nella lotta alla mafia, negli anni che precedettero la stagione delle stragi del ‘92 e su quello che accadde dopo».Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, che stamane, insieme agli assessori Gaetano Armao, Toto Cordaro e Ruggero Razza – in occasione dell’anniversario delle strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina – ha deposto dei fiori in via D’Amelio

Borsellino fu lasciato solo

.«Dalle recentissime notizie che provengono dalla desecretazione dei verbali della Commissione parlamentare Antimafia- continua il governatore- emerge un quadro di responsabilità istituzionali che va oltre la semplice insipienza o incapacità. Paolo Borsellino fu scientificamente lasciato solo e senza strumenti, in prima linea contro la criminalità mafiosa che in quegli anni aveva raggiunto l’apice della sua potenza economica e militare».

Il ricordo punto di partenza

«Il ricordo di quella terribile strage – prosegue Musumeci – deve essere il punto di partenza per le Istituzioni, affinché tengano alta la guardia contro l’illegalità e i tentativi di infiltrazione affaristica e criminale e al contempo si facciano parte diligente per diffondere, soprattutto tra i giovani, cultura e stili di vita improntati all’etica dell’onestà».«Lo Stato – conclude il presidente della Regione – ha potenzialmente tutti gli strumenti necessari per prosciugare le pozze di consenso sociale alle quali attingono i clan criminali. Occorre però avere il coraggio politico di sciogliere i nodi legislativi che frenano, o impediscono, di scommettere sulla famiglia, sulla scuola, sulla cultura e sulla formazione per un futuro libero dal bisogno e quindi dai possibili condizionamenti criminali».

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