Le stelle della lirica. Luci nella notte

Le stelle della lirica. Luci nella notte

Giovanni Francio

Le stelle della lirica. Luci nella notte

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giovedì 31 Agosto 2017 - 07:13

Le grandi voci della lirica di scena al Teatro Antico di Taormina

Il 21 agosto dello scorso anno moriva, a soli 59 anni, l’indimenticabile soprano Daniela Dessì, grande interprete verdiana, pucciniana, mozartiana e non solo – dal momento che il suo repertorio è spaziato da Monteverdi a Prokofiev – stroncata da un cancro. In questi giorni, in occasione di una trasmissione televisiva a lei dedicata, ho avuto modo di ascoltarla, fra l’altro, nella celebre aria “Come scoglio” da “Così fan tutte” di Mozart, un’aria, destinata a mettere in risalto le doti virtuosistiche canore della prima donna, in cui Daniela, con la sua splendida voce, riusciva a rendere mirabilmente la fedeltà ferma ma già vacillante di Fiordiligi, con una modulazione canora davvero unica.

Il primo dei tre appuntamenti del Mythos Opera Festival, ideati da Gianfranco Pappalardo Fiumara, sovrintendente musicale del festival, che per l’occasione ha accompagnato al pianoforte, insieme al Coro lirico siciliano, alcune “Stelle” del panorama attuale della musica lirica, tenutosi lo scorso 28 agosto, originariamente, come dai primi manifesti, era dedicato a Daniela Dessì, e fra gli artisti era prevista la presenza di Fabio Armiliato, tenore e compagno di Daniela. I manifesti successivi tuttavia non comprendevano più la presenza di Armiliato, che infatti non ha partecipato allo spettacolo, e anche la dedica era sparita. Il conduttore dello spettacolo, Enrico Stinchelli, all’inizio della serata ha ricordato Daniela Dessì, ma tale omaggio non ha avuto più alcun seguito durante la serata, ove invece si è sottolineato il patrocinio dell’AIRC (Associazione Italiana per la ricerca sul cancro) e la lotta contro il femminicidio. Ci piacerebbe conoscere le ragioni di tutto questo. Lo spettacolo, che ha visto un pubblico abbastanza numeroso, ci ha permesso di assistere, nella splendida scenografia del Teatro Antico di Taormina, all’interpretazione di alcune fra le più celebri arie dell’opera lirica, da parte di affermati artisti del canto. Purtroppo la mancanza dell’orchestra ha nuociuto parecchio, nonostante l’arduo impegno del maestro Pappalardo Fiumara, lodevole nell’accompagnare al piano tutti i brani; si tratta di brani operistici che già decontestualizzati perdono d’intensità drammatica, ma che privati dell’orchestra risultano alquanto compromessi. Inoltre il programma, in sé molto ambizioso, è risultato probabilmente eccessivamente lungo – ben 22 brani fra arie, duetti, brani per coro e un pezzo per piano solo, l’intermezzo da L’amico Fritz – quasi due ore e mezza senza intervallo, circostanza che, unita alla mancanza dell’orchestra, a lungo andare ha reso un po’ monotono lo spettacolo, tanto da spingere numerosi spettatori ad abbandonare il teatro prima della conclusione. E così, abbiamo avuto modo di ascoltare: Sergio Bologna, Giovanna Casolla, Maria Dragoni, Aprile Millo, Sumi Jo, Silvana Froli, Maria Vetere, Elena Bakanova, Roberto Cresca, Tea Purtseladze, Sabrina Messina e Federica Carnevale.

I numerosi artisti che si son alternati hanno fornito, salvo qualche eccezione, una ottima performance: per citarne solo alcune in particolare, degne di rilievo le interpretazioni di Sumi Jo in “Qui la voce sua soave” da I Puritani, Aprile Millo in duetto con Sergio Bologna, in “Ciel! Mio padre!” da Aida, Silvana Froli, soprano pucciniano, nella celebre “Un bel dì vedremo” da Madame Butterfly. Molto bene anche Giovanna Casolla in due arie verdiane “O Don Fatale” da Don Carlos e “Pace, pace mio dio” da La forza del destino (ma qui l’assenza dell’orchestra ha nuociuto in particolar modo); interessanti le voci delle giovani Maria Vetere – “Addio del passato” da Traviata, e Tea Purtseladze – “Vissi d’arte” da Tosca – , che ha anche concluso la serata insieme al coro cantando, nel ruolo di Santuzza, lo splendido “Inneggiamo al Signore” da Cavalleria rusticana; molto ispirata l’interpretazione della siciliana Sabrina Messina in “Mon coeur s’ouvre a ta voix”, probabilmente il brano più bello dell’opera Samson et Dalila di Saint Saens. Ottima la prova del coro, diretto da Francesco Costa, che ha esordito con l’”Ave verum corpus”, il breve mottetto che Mozart compose alla fine della sua vita, e che da solo basterebbe a dare la misura del grande genio salisburghese; ha successivamente accompagnato alcune arie, come “Casta diva” da Norma cantata da Maria Dragoni (non molto convincente, in verità), “Habanera” da Carmen, interpretata dal bravo mezzo soprano Federica Carnevale; e ha eseguito, ovviamente, “Và pensiero” da Nabucco (ma senza l’orchestra…), molto applaudito. Uno spettacolo che ha avuto il merito di consentire l’ascolto dal vivo di diverse stelle dell’opera, in una gradevole serata di fine agosto, ma che, senza le poche ombre sopra evidenziate, sarebbe potuto essere memorabile.

Giovanni Franciò

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