Per l'occasione iniziativa in territorio peloritano nella segreteria di De Domenico, candidato del centrosinistra. E c'è chi giura: sarà solo la prima
MESSINA – Obiettivo, 13 giugno.
No, non è che la sfida elettorale destinata a trovare una conclusione nel voto abbia improvvisamente perso importanza… Ma sono stati preziosi, nel corso dell’iniziativa Lo Stretto necessario – Insieme per la continuità territoriale e lo sviluppo dell’area dello Stretto, gli interventi che hanno sviscerato un “motivo di fondo” decisivo rispetto ai tanti temi politico-amministrativi in grado d’essere affrontati sinergicamente sulle due sponde. Questi propositi, questi sforzi comuni avranno senso e troveranno debita credibilità solo se i cittadini li vedranno plasticamente, con costanza, dopo il voto.
Forze politiche “dello Stretto”? Si può
Quella parola ambiziosa nessuno ha osato dirla: ma può nascere un Partito democratico “dello Stretto”? E perché non potrebbe?
…Anzi.
Questo è un obiettivo potenzialmente alla portata di molte forze politiche, non solo dei dèmocrat.
Sì, è vero e bisogna dirlo serenamente, com’è stato scandito ieri a più voci: finora si è osato poco. Finora, l’integrazione fra le due sponde è stata relegata al ruolo di soprammobile, di jolly da pescare nel mazzo delle carte fantasiose da campagna elettorale, di scrutatore non votante (per dirla alla Bersani: Samuele, non Pierluigi).
Come ricordato dallo stesso moderatore, l’editore di Tempostretto Pippo Trimarchi, riguardo all’area integrata dello Stretto ci sono pulsioni, vorreimanonposso, organi istituzionali come la Conferenza permanente interregionale per il coordinamento delle politiche dell’Area dello Stretto – dal nome assai più lungo delle cose realizzate, incarichi distribuiti a parte –, sofismi a manate. Ma di coraggio, su ambo le sponde, pochino.
Ecco allora che ogni fermento va salutato positivamente, inclusi quelli emersi nel corso dell’iniziativa svoltasi nella segreteria politica del candidato sindaco del centrosinistra Franco De Domenico; ma – in verità – soprattutto “a bocce ferme”, fuori dall’agone elettorale, dopo che i cittadini si saranno espressi.
Di più: il coraggio ‘vero’ starebbe nel far risalire di botto i gradini dell’agenda setting politico alle tematiche dell’integrazione fra le due sponde. Affrontare questioni così complesse magari al quarto anno di consiliatura equivale, più o meno, a lasciarle a prender polvere nel cassetto.
Una “Regione dello Stretto”?
A proposito di guizzi.
No, per molti versi non lo è risottolineare l’ovvio: la Sicilia è tra le cinque Regioni italiane a Statuto speciale, la Calabria no ed è Regione a Statuto ordinario, il che crea micidiali problemi d’ingegneria costituzionale in relazione all’agognata Area metropolitana dello Stretto.
Vero. Ma banale come dire che è difficile fare i 100 metri in meno di 10 secondi: eppure c’è un ragazzo cresciuto tra Desenzano del Garda e Rosarno che li ha corsi in 9’80”. Il record europeo di Marcell Jacobs.
Ieri invece è stato un balsamo improvviso e per certi versi inatteso sentir riparlare dell’antico progetto della “Regione dello Stretto”, e non perché sia necessariamente la soluzione migliore: il punto però è che due Città metropolitane da mezzo milione d’abitanti restano di nicchia, un’Area dello Stretto da un milione di persone diverrebbe la sesta zona metropolitana del Paese. E una Regione dello Stretto probabilmente taglierebbe la testa al toro sotto il profilo giuridico e burocratico.
Più che giusto porsi il problema del trasporto aereo non solo guardando all’utenza delle due sponde, come evidenziato dal segretario del Pd calabrese Nicola Irto, ma per forza di cose anche a chi gestisce – Sacal, onerata pure della gestione degli altri due scali calabresi di Lamezia Terme e di Crotone – e al disimpegno dall’ex Sogas dei soci messinesi. Che invece vanno assolutamente coinvolti di nuovo, in Sacal, se si vuol garantire un degno futuro volativo a quest’area così isolata dal resto del mondo.
NonsoloPonte. Tra Zes e Adsp
In definitiva, tutto si può fare, tranne evocare stancamente l’area dello Stretto e le infinite questioni omogenee di quest’area riducendole al solo Ponte sì – Ponte no.
Attività delle imprese, biglietto unico integrato & tariffe calmierate, qualità dei servizi sono i tre cardini indicati dal segretario del Pd siciliano Anthony Barbagallo per un armonico perseguimento della continuità territoriale, ad esempio.
Ma c’è anche il rapporto contraddittorio fra Zes e Adsp.
Evidente il legame tra Messina e Reggio Calabria da un lato e fra Reggio Calabria e Gioia Tauro dall’altro. Ma questo, solo per raccogliere uno dei tanti spunti, come si concilia con una Zona economica speciale calabrese che include due città come appunto Reggio e Gioia soggette però ad Authority portuali diverse, non ricomprendendo tuttavia Messina che è capofila dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto da cui Reggio Calabria dipende?
Integrazione e… kyudo
E poi, beh, ha ragione sì chi – come il segretario della Uiltrasporti di Messina Caltanissetta ed Enna Michele Barresi – invita, più in genere, a meglio circoscrivere “cosa” si vuole realmente integrare. Perché integrare dei servizi può risultare relativamente semplice, anche se fin qui – va pur detto – il tentativo è miseramente fallito. Ma integrare due comunità è una prova da far tremare le vene dei polsi.
Il kyudo degli arcieri giapponesi, tuttavia, tramanda da secoli una notevole verità: «Se scoccata in modo corretto, la freccia troverà naturalmente il suo bersaglio».
Pd dello stretto nel senso che gli elettori sono per modo di dire stretti stretti, ciòe quattro gatti?