La Cina non consente lo sbarco né lo spostamento né il cambio di equipaggio. L'appello alle autorità italiane
“Stiamo bene, l’armatore non ci fa mancare nulla, però siamo stanchi. Il più ‘fresco’ di noi si è imbarcato 7 mesi fa, io 9 mesi fa, qualcuno anche 15 mesi fa”. Parla il messinese Alessio Aliberti, secondo ufficiale di coperta a bordo della nave Mba Giovanni, bloccata al largo di Huanghua, nord est della Cina, dal 29 giugno.
Perché? Perché hanno a bordo un carico di carbone stivato in Australia il 12 giugno e la Cina ha bloccato queste importazioni. Perdipiù, a causa del coronavirus, la Cina non consente di fare i cambi di equipaggio né di spostare la nave in nazioni vicine, come ad esempio la Corea del Sud, dove invece il cambio di equipaggio sarebbe possibile.
“Siamo qui da tre mesi in attesa di entrare in porto – racconta Alessio -, le condizioni di vita a bordo sono normali ma più passa il tempo più diventa pesante. L’armatore sta facendo di tutto per sbloccare la situazione ma finora tutti gli appelli sono caduti nel vuoto. Ci sono anche altre navi ferme qui e a nessuno sembra interessare del settore marittimo”.
Ciò che rende la situazione insopportabile è l’incognita del futuro. “Non si sa quando tutto si risolverà, non ci danno una data, rimandano sempre. Non vediamo l’ora di tornare a casa ma saremmo disposti ad aspettare ancora, anche qualche mese, pur di avere una data certa, almeno potremmo metterci il cuore in pace”. A bordo della nave 6 italiani e 13 filippini. L’appello del comandante Giuseppe Pugliese è rivolto alle autorità italiane, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro degli esteri, Luigi Di Maio, per aprire un dialogo con le autorità cinesi e trovare una selezione.
In Cina, a differenza che in Italia, non processano i ministri per non aver fatto attraccare la nave.