Operazione della polizia
REGGIO CALABRIA – La Polizia, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, ha eseguito 49 misure cautelari per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, minacce, violenza privata, incendio, detenzione e porto illegale di armi aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa nonché per il reato di intestazione fittizia di beni.
Al centro dell’indagine, condotta dalla squadra mobile di Milano, la ricostituzione della struttura territoriale di ‘ndrangheta della locale di Rho, già oggetto dell’indagine Infinito condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano nel 2010 e di fatto in mano alla famiglia Bandiera.
L’indagine della Mobile tende a dimostrare come collaboratori strettissimi, come Caterina Giancotti, Barbara Lacerenza o Alessandro Furno, incassassero mensilmente dal 2020 il reddito di cittadinanza. Il 46enne rampollo di “don Gaetano” – arrestato nel 2010 per l’omicidio dell’albanese Artin Avrami al termine di una rissa nella birreria Il Brigante, condannato a 16 anni e in semilibertà dal 2018 – risultava nullatenente e percettore di redditi modestissimi, come il padre e la madre Cosima Fiorito. Ma solo in apparenza: in concreto, controllava mediante varie “teste di legno” un pub a Pero, un bar a Vanzago e uno a Rho, una rivendita ambulante di panini, infine un’intera palazzina a Lainate rilevata per 70mila euro. E la banda criminale non disdegnava la violenza: metodi più che minacciosi come recapitare teste di maiale alle persone da intimidire.