A Bologna l’operazione contro un’ex “giovane leva” della ‘ndrangheta “da export”, con interessi in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Liguria
REGGIO CALABRIA – Pienamente riconducibile alla ‘ndrangheta da export che ha radici profonde in Emilia Romagna, ormai s’era lasciato alle spalle quel passato da “nuova leva” delle ‘ndrine ed era un agiato imprenditore edile con interessi in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Liguria. Alle sue spalle, però, ci sarebbero pur sempre i clan.
Così, la Direzione investigativa antimafia a Bologna ha appena sequestrato beni per un milione e mezzo di euro di controvalore – su disposizione della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale felsineo, previa proposta congiunta del direttore della Dia e del procuratore distrettuale di Bologna – a un imprenditore calabrese.
A finire nel “congelatore” 5 società, 6 immobili, 2 auto e numerosi rapporti bancari.
Le aziende di vario tipo del ritenuto membro delle ‘ndrine risulterebbero in effetti spesso intestate a prestanome: un grande “classico” della criminalità organizzata calabrese (e non solo). L’imprenditore – le cui generalità non sono state rese note – usava metterle a disposizione degli interessi dei clan emiliani per l’esecuzione di lavori edili, anche a livello nazionale, “permeati” dagli interessi ‘ndranghetistici. Idem per operazioni relative a false fatturazioni su ampia scala.
A indicarlo quale appartenente alle ‘ndrine trapiantate in Emilia fin dalla metà degli anni Novanta ci sono anche diversi collaboratori di giustizia. Nei suoi confronti, anche in relazione a un quadro indiziario preoccupante, un giudizio di pericolosità sociale di tipo «qualificato».