Alla base del gesto, diversi dissapori legati ad una proprietà che i fratelli avevano ereditato dai genitori.
Si era consegnato spontaneamente ai carabinieri della stazione dei carabinieri di San Fratello dichiarando di esser stato lui a sparare tre colpi di fucile contro il fratello ed un altro ragazzo, per poi cercare di nascondersi nei boschi dei monti dei Nebrodi. Da quel giorno, Ignazio Mancuso, pastore 60enne, si trovava in stato di fermo con l’accusa di tentato omicidio e porto d’arma clandestina. Oggi, il Gip Molina ne ha convalidato il fermo così come la permanenza nel carcere di Gazzi. Tutto era cominciato lo scorso martedì quando Giuseppe Mancuso, fratello di Ignazio, ed un altro ragazzo di 23 anni si erano presentati ai carabinieri denunciando di esser appena stati presi di mira da tre colpi di fucile. Ad imbracciare l’arma, Ignazio Mancuso che, dopo aver esploso due colpi verso il giovane ed un colpo verso il fratello, era poi scappato nei boschi pensando di farla franca.
I militari hanno così avviato le indagini e ben presto sono riusciti a ricostruire l’intera vicenda. Alla base del gesto, diversi dissapori legati ad una proprietà che i fratelli avevano ereditato dai genitori.
Quel pomeriggio, in particolare, Giuseppe ed il ragazzo volevano liberare dei cavalli nell’area, mentre Ignazio intimava l’alt. Dalle parole, ben presto Ignazio passò ai fatti imbracciando il fucile ed esplodendo tre colpi, tutti andati a vuoto. Poi, compiuto il gesto, si dileguò nei boschi. I carabinieri lo hanno braccato per tre giorni, anche con l’aiuto del NOR di Santo Stefano e del servizio aereo del Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, finché l’uomo non ha deciso di consegnarsi spontaneamente.
(Veronica Crocitti)