Nebrodi, al processo dei record sulle truffe Agea dei clan parla l'Accusa TUTTI I NOMI

Nebrodi, al processo dei record sulle truffe Agea dei clan parla l’Accusa TUTTI I NOMI

Alessandra Serio

Nebrodi, al processo dei record sulle truffe Agea dei clan parla l’Accusa TUTTI I NOMI

martedì 23 Aprile 2024 - 17:40

Tutte le condanne e le assoluzioni chieste dalla Procura alla Corte d'Appello

MESSINA – E’ l’ora dell’Accusa al processo Nebrodi sulle truffe Agea e gli altri affari dei nuovi clan di Tortorici, i batanesi e i tortoriciani. Stamani il Procuratore generale Giuseppe Lombardo ha tirato le fila delle richieste dell’Accusa, parlando nell’aula bunker del carcere di Gazzi dalle 10 del mattino circa fino a ben oltre l’ora di pranzo. Infine ha depositato alla Corte d’Appello (presidente Tripodo) le richieste per ogni singolo imputato. La Procura Generale ha sollecitato anche la confisca di quanto sequestrato al momento degli arresti.

Il dettaglio delle richieste

Conferma della sentenza di primo grado (sono in sostanza condanne) per: Pasqualino Agostino Ninone, Sebastiano Armeli, Calogero Barbagiovanni, Salvatore Bontempo, Giuseppe Bontempo, Sebastiano Bontempo, Sebastiano Bontempo Scavo, Salvatore Calà Lesina, Gino Calcò Labruzzo, Jessica Coci, Denise Conti Mica, Sebastiano “Belloccio” Conti Mica, Ivan Conti Taguali, Giuseppe “Rummuluni” Costanzo Zammataro, Loretta Costanzo Zammataro, Romina Costanzo Zammataro, Sara Maria Crimi, Sebastiano Destro Mignino, Vincenzo Galati Giordano (classe 1958), Daniele Galati Pricchia, Mario Gulino, Alfred Hila, Francesco Protopapa, Reale Angelamaria, Giuseppina Scinardo, Mirko Talamo.

La Procura si è espressa a favore del concordato per: Maria Chiara Calabrese, Antonino Calì, Valentina Foti, Roberta Linares, Caterinella Jessica Mancuso. Non doversi procede per prescrizione, invece, per: Alessio Bontempo e Gino Bontempo.

Per tutti gli altri imputati la Procura ha chiesto di rivedere la sentenza di primo grado, concedendo ad alcuni alcuni “sconti di pena” o assoluzioni parziali, mentre per altri, scagionati dal Tribunale dalla più grave accusa di associazione mafiosa, per esempio, ha invece chiesto di ripristinare accusa e condanne, che diventerebbero più alte se la Corte d’Appello accogliesse le richieste. Ecco le richieste, complessivamente intese (decise per alcuni in continuazione con condanne precedenti).

2 anni (o in subordine la prescrizione) per Laura Arcodia, 10 anni e 2 mesi per Giuseppe Armeli, 11 anni e 2 mesi per Armeli Moccia Giuseppe, 14 anni e 4 mesi per Rita Armeli Moccia, 6 anni e 8 mesi per Salvatore Armeli Moccia, 10 anni per Andrea Caputo, 13 anni e 2 mesi per Antonio Caputo, 3 anni e 8 mesi per Arturo Carcione, 5 anni per Giuseppe Carcione, 18 anni per Domenico Coci, 11 anni e 8 mesi per Carolina Coci, 13 anni e 2 mesi per Rosaria Coci, 13 anni e 8 mesi per Sebastiano Coci, 4 anni e 8 mesi per Giusy Conti Pasquarello, 9 anni e 10 mesi per Massimo Costantini, 3 anni e 4 mesi per Antonia Costanzo Zammataro, 2 anni e 8 mesi per Claudia Costanzo Zammataro, 2 anni e 4 mesi per Giuseppe Costanzo Zammataro (classe 1950), 17 anni e 7 mesi per Giuseppe “Carritteri” Costanzo Zammataro, 5 anni e 8 mesi per Valentina Costanzo Zammataro, 4 anni e 4 mesi per Barbara Crascì, 10 anni e 8 mesi per Katia Crascì, 15 anni e 9 mesi per Lucio Attilio Rosario Crascì, 3 anni e 8 mesi per Salvatore Antonino Crascì, 14 anni e 9 mesi per Sebastiano Crascì, 17 anni e 4 mesi per Sebastiano Craxi, 5 anni e 2 mesi per Salvatore Dell’Albani, 3 anni e mezzo per Santo Destro Mignino, 15 anni per Marinella Di Marco, 3 anni e 4 mesi per Maurizio Di Stefano, 14 anni per Antonino Faranda, 30 anni per Aurelio Salvatore Faranda, 12 anni e 8 mesi per Davide Faranda, 14 anni e 2 mesi per Emanuele Antonino Faranda, 14 anni e 4 mesi per Gaetano Faranda, 13 anni per Gianluca Faranda, 17 anni e 2 mesi per Massimo Giuseppe Faranda, 12 anni e 8 mesi per Rosa Maria Faranda, 10 anni e 9 mesi per Giuseppe Ferrera, 10 anni per Innocenzo Floridia, 21 anni e 11 mesi per “Lupin” Vincenzo Galati Giordano, 3 anni e 4 mesi per Santo Galati Massaro, 13 anni e 8 mesi per Emanuele Galati Sardo, 5 anni e 2 mesi per Giuseppina Gliozzo, 11 anni e 8 mesi per Giuseppe Pietro Lombardo Facciale, 10 anni e 8 mesi per Francesca Lupica Spagnolo, 12 anni e 2 mesi per Rosa Maria Lupica Spagnolo, 4 anni e mezzo per Cristoforo Mancuso, 13 anni e 2 mesi per Agostino Antonino Marino, 5 anni e 3 mesi per Rosario Marino, 14 anni e 4 mesi per Giuseppe Natoli, 8 anni per Antonino Angelo Pateriniti Barbino, 5 anni per Massimo Pirriatore, 12 anni e 9 mesi per Elena Pruiti, 5 anni per Danilo Rizzo Scaccia, 11 anni per Giuseppe Scinardo Tenghi; 10 anni e mezzo per: Angelica Giusy Spasaro, Giuseppe Natale Spasaro, Salvatore Terranova; 14 anni e un mese per Antonia Strangio, 15 anni e 5 mesi per Giovanni Vecchio, 12 anni e mezzo per Carmelino Zingales.

Il processo

La scorsa settimana era toccato ai pubblici ministeri Antonio Carchietti e Fabrizio Monaco ricostruire l’inchiesta e soprattutto il perché dell’appello ai giudici di secondo grado. Nel corso di una lunga udienza cominciata poco dopo le 10 e chiusa pochi minuti prima delle 16, i magistrati della Direzione distrettuale antimafia hanno ricostruito le loro tesi relative, rispettivamente, agli imputati per i quali ha depositato appello la Procura e quelli per i quali sono stati i difensori a chiedere il vaglio dei giudici di secondo grado. Adesso si torna in aula dal 10 maggio con un fitto calendario per dare la parola ai difensori. Calendario che, se sarà rispettato, prevede la sentenza entro la fine di settembre (in foto, il banco dell’Accusa alla fine del processo di primo grado, in piedi il PM Monaco).

Le nuove famiglie di Tortorici e il ruolo dei centri di assistenza agricola nelle truffe Agea

Il “cuore” delle richieste della Procura, in questo “secondo round” processuale, riguarda due punti in particolare. Ovvero l’appartenenza al clan di una parte delle famiglie per i quali l’accusa di associazione non è stata ritenuta provata dal Tribunale di Patti con la sentenza del 31 ottobre 2022. Si tratta delle così dette “nuove famiglie” messe sotto i riflettori con Nebrodi 2, scattata a febbraio scorso, e su cui ha riferito il pentito di Barcellona Salvatore Micale. Poi il ruolo della gran parte dei responsabili ed operatori dei Centri di assistenza agricola, secondo l’Accusa pienamente coinvolti nelle truffe Agea ma che invece il Tribunale di Patti ha a vario titolo scagionato.

In apertura del processo l’Accusa ha chiesto la riapertura dell’istruttoria per sentire in aula proprio il pentito Micale, richiesta che la Corte d’Appello ha respinto. No anche alla maggior parte delle richieste dei difensori, ad eccezion fatta per alcuni atti relativi proprio al ruolo degli operatori dei CAA.

I numeri da record

E’ un processo storico per l’importanza della ricostruzione operata dalle forze dell’Ordine e dalla Direzione distrettuale antimafia nel territorio dei Nebrodi e per l’impatto dei due blitz. Il fascicolo è infatti a numeri da record: 96 gli imputati di questo troncone processuale, oltre 100 gli indagati del primo blitz scattato il 15 gennaio 2020, 4 milioni di euro di confische e oltre 3 mila pagine di motivazione della sentenza di primo grado, chiusa con 90 condanne, firmata dal presidente del Tribunale di Patti Ugo Scavuzzo. In attesa della sentenza d’appello sono oggi in poco meno di 100.

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